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lettere 235

che caminin bene e lascin le stanfelle di statisti: cosí il frumento cresceria sensa vedersi come.

Non diffidi Vostra Beatitudine per le dicerie: altre piú fûr fatte a sant’Agostino, Crisostomo, Atanasio, Geronimo, anzi a san Tomaso, non che a filosofi massimi, ed agli apostoli ed alla Sapienza incarnata di cui è vicario Vostra Beatitudine. La qual sol con mirar di buon occhio i suoi servi può mutar tutto in meglio, come vedrá stampato il Reminiscentur, contrastato da sofisti come ogni altro beneficio grande e l’Evangelio. «Intret in conspectu tuo oratio mea».

Dio li dona anni assai e prosperitá non a cose volgari etc. Cosí l’auguro e prego dall’Onnipotente oggi dí di san Michele, eletto (?) capitan generale del cielo e della terra.

 [Roma, 29 settembre] 1631.

Zopiro non conosciuto prostrato a santi piedi.

Alla Santitá di nostro signore pontefice papa Urbano VIII.

LXII

A Galileo

Si duole di nuovo ch’egli solo scarsamente riceva i favori di lui.

Signor Galileo veramente illustre, ch’illustri il secolo non volgarmente, mi doglio ch’io solo scarsamente ricevo i vostri favori. Quanto aspettai, quanto desiai, quanto insinuai a Vostra Signoria fin da principio che trattasse questo suo sistema in dialogo e che mi facesse parte delle sue osservazioni, ed ancora non sono arrivato dopo ch’in Roma le han tenute in mano persone di minor affetto, non voglio dir, e giudicio. Ed ora sono stampate, ed io lo sapevo da filosofi francesi che me l’hanno scritto; e Vostra Signoria non si degna avvisarmi né mandarmi