Lettere (Andreini)/Lettera XXIV

XXIV. Biasimo de i vecchi innamorati.

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XXIV. Biasimo de i vecchi innamorati.
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Biasimo de i vecchi innamorati.


S
E questo foglio potesse ridere, riderebbe, mentr’io della vostra goffaggine ridendo m’apparecchio à darvi quella risposta, che meritate. Com’è possibile, che nella vostra età cadente, non vi siate vergognato di mettervi all’impresa d’amar Donna tanto dall’esser vostro dissimile? com’è possibile, che non habbiate scorto, che à quella fronte rugosa, à quel ciglio hirsuto, & à quella faccia pallida, poco, anzi nulla si convien’amore? & ancorche facciate ogni sforzo, per andar sù la vita, pur si conosce pover’huomo, che siete, che ’l soverchio peso de gl’anni v’incurva le spalle. Potreste dirmi, che voi à bello studio andate curvo, solo per farvi arco d’Amore, onde meglio possiate saettar dell’amor vostro le misere donne; Eh meschinello accorgetevi della vostra follia; considerate, che la vecchiezza è una fucina di mali, è che l’amor ne’ vecchi si chiama dolore, e

[p. 21v modifica]ch’egli è nemico mortale della vecchiezza, anzi pur l’istessa sua morte. Se l’amor nasce, e si nutre nell’ardor de gli anni, che in voi già è morto, come volete darmi ad intendere, che ardete nel fuoco dell’amor mio? ma e’ mi pare di vedervi entrar in campo con quel bellissimo Sonetto, che ’ncomincia.

Donna benche le chiome habbia ripiene

D’algente neve, il cor però non verna.    

A me pare, che pur troppo sia neve algente, & orrido Verno del cuore, la debile, fredda, & antica vecchiezza. Voi altri vecchi, trà molte cattive parti, c’havete in voi, n’havete due, che sono intolerabili, e queste sono l’esser invidiosi, e male lingue: perche ricordandovi della passata gioventù, e conoscendo alle Donne, per li molti difetti vostri non esser grati, andate dicendo per le piazze, la tale si gode col tale, e forse, ch’egli non è bello, e gratioso? quell’altra usa la tal’arte per trovarsi col tal giovene, e finalmente alcuna non riman libera dalle vostre calunnie, cercando sempre con l’invidia persecutrice del bene, di distrugger, e d’annullare l’altrui felicità; e se alcuna priva di giuditio, per sua disgratia, la sua gratia ad alcun di voi concede, in brevissimo tempo tutta la Città n’è piena, conciosia cosa che quel tale, per far conoscer, ch’egli affatto non hà perduta la gratia delle Donne, tutto ringalluzzandosi il và dicendo à chi nol vuol sapere. Levatevi dunque dall’impresa, e siate certo, che farete molto meglio à procurarvi sepoltura, che amante. Intorno [p. 22r modifica]all’ardire, che havete havuto di scrivermi, non voglio dir altro, parendomi, che sia stata un’audacia degna non meno di silentio, che di riso.