Lettere (Andreini)/Lettera XXIII
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Isabella Andreini - Lettere (1607)
XXIII. Della Bellezza.
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Della Bellezza.
I
O non vi scrivo questa breve lettera, perche voi comprendiate il mio dolore, sapendo io, che niuna penna è bastante à tanto officio: vi scrivo solo, perche sappiate, ch’io v’amo, e se volete sapere quanto ’l mio amor sia grande, misuratelo col compasso della vostra bellezza, poiche altro compasso non basta a misurar l’immenso amor mio. Voi sapete bellissima Donna, ch’è proprio del fulmine, lasciar illese quelle case, che non gli fanno resistenza, e sapete ancora, ch’è pur suo proprio il percuoter, e ’l distrugger quelle, che gli contrastano; hor Amore, ch’à mio giuditio è dell’istessa natura, nell’avventarmisi non offese il seno, ilquale non gli fece resistenza: ma percosse, arse, e fulminò ’l cuore, perche ’l misero volle alla sua incredibil possanza opporsi. Vinto è ’l cuor mio, & è vinto per voi. Ah, che s’egli havesse considerato, che non val forza contra à forza maggiore, egli non sarebbe qual si ritrova. Oime perche mi siete voi così crudele? perche in ricompensa de’ miei continui pensieri, che sempre in voi si fermano, d’un vostro solo (ma benigno) non
mi fate partecipe? chi volesse dire, ch’io sempre à voi non pensassi, appunto sarebbe, come s’egli dicesse, che ’l Sol non hà luce, che ’l fuoco non ha leggierezza, che l’acque non han corso, e che la Terra non hà peso. Ma che mi giova (misero me) se tuttavia provo, che sì come dal caldo, e dal freddo procede la fecondità del mondo, così dal caldo dell’amor mio, e dal freddo della vostra crudeltà procedono le feconde mie pene.