Pagina:Lettere (Andreini).djvu/66


D’ISABELLA ANDREINI. 19

mi fate partecipe? chi volesse dire, ch’io sempre à voi non pensassi, appunto sarebbe, come s’egli dicesse, che ’l Sol non hà luce, che ’l fuoco non ha leggierezza, che l’acque non han corso, e che la Terra non hà peso. Ma che mi giova (misero me) se tuttavia provo, che sì come dal caldo, e dal freddo procede la fecondità del mondo, così dal caldo dell’amor mio, e dal freddo della vostra crudeltà procedono le feconde mie pene.


Biasimo de i vecchi innamorati.


S

E questo foglio potesse ridere, riderebbe, mentr’io della vostra goffaggine ridendo m’apparecchio à darvi quella risposta, che meritate. Com’è possibile, che nella vostra età cadente, non vi siate vergognato di mettervi all’impresa d’amar Donna tanto dall’esser vostro dissimile? com’è possibile, che non habbiate scorto, che à quella fronte rugosa, à quel ciglio hirsuto, & à quella faccia pallida, poco, anzi nulla si convien’amore? & ancorche facciate ogni sforzo, per andar sù la vita, pur si conosce pover’huomo, che siete, che ’l soverchio peso de gl’anni v’incurva le spalle. Potreste dirmi, che voi à bello studio andate curvo, solo per farvi arco d’Amore, onde meglio possiate saettar dell’amor vostro le misere donne; Eh meschinello accorgetevi della vostra follia; considerate, che la vecchiezza è una fucina di mali, è che l’amor ne’ vecchi si chiama dolore, e


F          ch’egli