Lettere (Andreini)/Lettera XVIII

XVIII. Dell’incendio d’Amore.

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XVIII. Dell’incendio d’Amore.
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Dell’incendio d’Amore.


T
OLGA Iddio (gratiosissima Donna) ch’io volga giamai un minimo de’ miei pensieri à disamarvi, non che ad odiarvi, che m’è più caro di languire, e di morir amandovi, che di gioire, e di viver odiandovi. Come vi soffre il cuore vedendo la modesta mia servitù, e la purità dell’amor mio, di chiamarmi poco honesto amante? come non sentite in voi stessa rimorso, dicendomi, che fate assai più di quello, che vi si conviene à vergar un foglio? Ben è vero, ch’io pregio più una sola parola, buona, o rea, scritta dalla vostra mano, che un tesoro; ma è ben anche vero (e sia detto con vostra pace) che una lettera quando ancora

[p. 16v modifica]fosse tutta pietosa sarebbe premio debile, e lieve à tanta lealtà; Io ò mia Signora, non son’insatiabile, nè desidero troppo come scrivete; io non desidero se non quelle cose, che mi si posson concedere, trà le quali principalissima, è parte della gratia vostra, e pur, che m’avvenga, come desidero, d’affissar à mia voglia queste luci nel chiaro Sole della vostra serena faccia, senza che nube di sdegno il mi nasconda, o renda men risplendente, io non mi curo di qual si voglia supplitio, anzi mi contenterò qual Fenice mirando il Sole, nel rogo destinato di finir i miei giorni; è stato favor sì, che vi siate contentata d’accettar la mia lettera; ma voi non l’accettaste con intentione di favorirmi, l’accettasti ben con animo di trafiggermi, e mi trafiggeste con la vostra pungentissima risposta. Non sarebbe prudenza il non amarvi, sarebbe errore, & error grandissimo; e chiunque non ama, e non ammira la vostra bellezza, grandemente erra. Non folle pensiero: ma sano consiglio, mi fece porre all’impresa lodevole di servirvi. Gli essempi, che adducete, d’amanti infedeli, dovrebbono servire per contraposto della mia fedeltà, la quale maggiormente risplendendo rimaner non dovrebbe senza ’l dovuto guiderdone. Quanto hanno le Donne giuditiose à fuggir gli huomini infedeli, tanto hanno à non isprezzar i fedeli, e tanto più quanto ’l Mondo meno n’abbonda. Ahi fiera (perdonatemi) dunque v’aggrada il non ceder alle Tigri di crudeltà? dunque volete più tosto farvi à lor simile per esser crudele, che alle creature dotate di ragione, [p. 17r modifica]per esser pietosa? ò discortese, ò più d’ogn’altra ingrata, non vi bastavano tante ingiurie, che nella vostra fatte m’havete, se ancora non vi s’aggiungevano le minaccie? ma sappiate, che quando gli effetti succedessero, vedendovi sodisfatta, non mi sarebbon discari: hor vedete, s’io v’amo, hor vedete s’è possibile, ch’io mi rimanga di servirvi, dunque, se non è possibile, non vi paia strano, s’io non vi disamo. Voi mi chiamate nemico, se con voce di nemico chiamate chi v’adora, come chiamerete chi vorrà offendervi? l’amor mio non è dishonesto: ma honestisimo; e perciò non son tenuto ad essequire il vostro spietato comandamento d’amarvi poco, anzi debbo infinitamente amarvi, poiche ’l vitio dell’amor honesto è ’l poco amare; e se per amarvi v’offendo, siate contenta di perdonarmi, ch’io conosco di dover esser sempre sforzato ad offendervi, come sarò sempre sforzato ad amarvi.