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D’ISABELLA ANDREINI. 16

Può esser, che siate amante (come dite) non facendo alcuna cosa, che in piacer mi torni? Sò pure, che sol perfetto amante vien riputato colui, che ama, e procura quelle cose, che piacciono alla donna amata. Potrei più tosto chiamarvi nemico, che amante, anzi che voglio pur alla scoperta chiamarvi nemico, come quegli, che altro non desidera, che distrugger la mia buona fama, & involarmi il pregio di pudicitia. Hor poiche dishonestamente m’amate, sovengavi, che la virtù dell’amor dishonesto consiste nel poco amare, se volete operar virtuosarnente amatemi dunque poco, che quanto meno m’amerete, tanto più mi farete servitio.


Dell’incendio d’Amore.


T

OLGA Iddio (gratiosissima Donna) ch’io volga giamai un minimo de’ miei pensieri à disamarvi, non che ad odiarvi, che m’è più caro di languire, e di morir amandovi, che di gioire, e di viver odiandovi. Come vi soffre il cuore vedendo la modesta mia servitù, e la purità dell’amor mio, di chiamarmi poco honesto amante? come non sentite in voi stessa rimorso, dicendomi, che fate assai più di quello, che vi si conviene à vergar un foglio? Ben è vero, ch’io pregio più una sola parola, buona, o rea, scritta dalla vostra mano, che un tesoro; ma è ben anche vero (e sia detto con vostra pace) che una lettera quando ancora fos-


se tut-