Lettere (Andreini)/Lettera XCIX

XCIX. Della Lontananza.

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Lettera XCVIII Lettera C
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Della Lontananza.


S
E la tormentata anima mia (ò solo, e vero obbietto, di tutti gli amorosi miei pensieri) farà tanto di tregua con le amare lagrime, che non meno i giorni che le notti infelicissima spargo, ch’io possa scrivervi la noiosa mia vita dopò, che ’l Sole de gli occhi vostri (misera me) mi fù tolto, spero muovervi à pietà del penoso mio stato: e tu dolore, s’altre volte da me fosti chiamato crudele perche troppo m’affliggevi, se cessi di tormentarmi, tanto ch’io colmi questo foglio de’ miei martiri, sarai chiamato pietoso: mi contento poi, che ’n me tu raddoppi le pene, per ricuperar quel tempo che sarai stato senza molestarmi, ancorche mi paia impossibile, che tu possi accrescer in me la doglia, havendoti io provato sempre oltre modo possente; e voi sospiri, e voi singulti cessate vi prego per breve spatio, accioche non tremi la mano mentre, ch’io vi

[p. 92v modifica]scrivo. Deh siami conceduto, che ’l mio dolce Signore possa leggendo questa lettera conoscer qual sia ’l mio stratio, la mia doglia, e la mia morte: ma ohime, ch’io spero tropp’alte cose, perche tanto meno si posson dire gli amorosi tormenti quanto più son grandi, e quanto con più forza dentro si chiudono. Dunque Signor mio conoscete dalla mia morte quell’affanno, che per esser troppo chiuso nel cuore non posso chiuder in carta. Ella vel’ dica, ella vi faccia sapere, che dopò, che vi partiste non hanno veduto gli occhi miei, cosa, che sia loro piacciuta, e c’habbia havuto forza di far che cessino tanto dalle lagrime, che per picciol momento si sien veduti asciutti, nè altro che doglia, & affanno giunse alla tormentata anima mia, nè mai si vide la mia dolente bocca senza sospiri, nè mai s’udì la mia stanca lingua senza querele, nè mai fù senza fiamme il cuor mio, nè mai la voce senza singulti. Dicavi la mia morte, che ’l dolor della vostra partenza fu tale, che mi levò la vita. Deh perche non mi concedette la sorte, ch’io morissi innanzi à quei bellissimi Soli, che fanno immortale il fuoco del cuor mio? quegli occhi dico à i quali offersi mille volte questo mio seno ignudo, e ricevei con sommo contento le acute saette, che m’avventarono. E pur vero, che non ho vita da voi lontana. Oh quanto è lungi il mio conforto, oh quanto è lungi il mio sperare, oh quanto è lungi la mia salute, oh quanto è lungi colui, che solo col dolce sfavillar de gli occhi sereni può camparmi da morte. Ah ben è vero, che nel vostro partire ogni mio [p. 93r modifica]contento, ogni mio bene, ogni mia pace, & ogni mia gioia fu posta in bando: ond’io son certa di terminar la vita per sovverchio dolore, e per ciò ho detto, che dalla mia morte conosciate il mio stato. Se questo avviene (come avverrà) pregate pace à colei, che nella guerra delle sue gravi passioni sarà morta.