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D’ISABELLA ANDREINI. | 93 |
to, ogni mio bene, ogni mia pace, & ogni mia gioia fu posta in bando: ond’io son certa di terminar la vita per sovverchio dolore, e per ciò ho detto, che dalla mia morte conosciate il mio stato. Se questo avviene (come avverrà) pregate pace à colei, che nella guerra delle sue gravi passioni sarà morta.
Del Simile.
O ricevuta (gratiosissima Signora mia) la vostra lettera, non men affettuosa, che compassionevole, laquale m’hà apportato in uno contento, e dolore. Hò sentito dolore intendendo con quanto dispiacer vivete, per la mia lontananza, & hò havuto contento, comprendendo da’ vostri tormenti l’amore, che (bontà vostra) mi portate. Nel fine d’essa mi dite, che siete morta insegnandovi così ’l dubbio, bench’altro dimostri l’effetto. Ohime, ch’io sò certo di morire prima di voi, quando pure per soverchio dolore siate astretta à tal estremo. Morte non è altro, che un divider l’anima dal corpo; vivendo voi dunque non con la bell’anima vostra; ma con la mia, converrà ch’io sventurato muoia, e non voi. Dunque non sapete, che dell’anima mia vi feci dono allhora, che mi fù dato in sorte di conoscervi? e voi per non lasciarmi viver senz’anima mi donaste la vostra. Hor, se voi spirerete l’anima mia, la vostra per soccorrervi mi la-
Aa scierà, |