Lettere (Andreini)/Lettera LXVII
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Delle passioni dell’animo.
per ciò, che alcuna parte di me, non rimanga salva dall’impeto del vostro furore, per far testimonianza al Mondo della vostra crudeltà, e della perfettione dell’amor mio; perche sicome un’essercito numeroso, e forte, dando l’assalto ad una Città non può il tutto metter à strage; così voi stratiandomi, non potrete affatto farmi perire. I furiosi soldati, benche gettino à terra le miserande mura, & entrando con le spiegate bandiere, benche saccheggino le case, ardano i Tempi, tingano le spade nell’altrui sangue, non perdonando nè à sesso, nè ad etade, pur non posson far tanto, che cessato il ferro, e spento il fuoco, non si trovi od altare, o sepolcro, o colonna, od arco, od altro simile, che sia avanzato illeso in tanta ruina: così essend’io stato dalla tirannide d’Amore, e dalla vostra crudeltà abbatuto, saccheggiato, ferito, & arso, non havete per ciò potuto far tanto, che ’l cuor mio non sia rimaso salvo, e la mia fede, senza offesa alcuna. Fate dunque l’estremo di vostra possanza, congiuratevi di nuovo al mio male, ch’io non temo più di voi, sapendo certo, che non potrete mai tanto oltraggiarmi, & offendermi, che sempre non m’avanzi cuor per amarvi, e fede per osservarvi.