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D’ISABELLA ANDREINI. 64

crudeltà. Se voi foste simile ad un Aspido, non dubiterei di trarvi col suono delle mie parole, alle ardenti mie voglie. Se voi foste conforme ad un marmo, non temerei, che non cedeste all’acqua del mio continuo pianto. Se voi foste finalmente come un crudo Crocodilo, o Cocodrilo (chiamatelo come vi pare) sò certo, che dopò la mia morte vi moverei à compassione, e piangereste l’error vostro: ma non essendo voi nè terra, nè pietra, nè Orso, nè Leone, nè ghiaccio, nè pianta, nè aspido, nè marmo, nè Crocodilo, o Cocodrilo, non posso sperare, nè per assidua fatica, nè per sollecite percosse, nè per vera humiltà, nè per vezzi, o per cibo, nè per fuoco, nè per vento, nè per parole, nè per acqua, nè per morte finalmente di vincervi, nè di rendervi pietoso. Converrà dunque (misera) me ch’io m’affatichi, e percuota, e m’inchini, & accarezzi, e nutrisca, & arda, e sospiri, e parli, e pianga, e muoia in somma, senza speranza d’haver frutto, di trar favilla, di superar orgoglio, di far mansueto, di mitigar freddezza, di sveller crudeltà, di mover aspido, d’intenerir durezza, o di far pietoso un cuor amando.


Delle passioni dell’animo.


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Aettatemi pure ingratissima Donna, con gli strali de gli occhi vostri, distruggetemi con la vostra fierezza, ardetemi col fuoco de’ vostri sdegni, & uccidetemi con le pungenti vostre parole, che non sarà


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