Lettere (Andreini)/Lettera CXXIII

CXXIII. Del viver inquieto dell’huomo.

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CXXIII. Del viver inquieto dell’huomo.
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Del viver inquieto dell’huomo.


A
Ncorche le parole non habbian forza di consolar i miseri se i non allhora, ch’essi le ascoltano, nondimeno io hò risoluto di scrivervi procurando per quanto s’estende il mio poco sapere di consolarvi, è

[p. 121v modifica]possibile (Amico mio carissimo) che non vogliate ricordarvi, che la Fortuna con l’huomo non serba fede, e che trà lei, e lui, non c’è mai pace ferma? non si può lungamente durare nelle felicità della Fortuna, attesoche nel colmo de’ suoi favori, o ella mutandosi lascia noi, o noi morendo lasciamo lei; dunque è molto meglio esser lasciati, che lasciare. La Fortuna benche da noi si parta, finito il suo giro torna più ridente, e più seconda che mai; ma se non ci partiam da lei per colpa di Morte, non è ’l ritorno possibile, dunque, perche vogliam porre tanta speranza ne’ suoi beni, che passano? Par à me, che felici son coloro, che non desiderano, e non provano felicità di fortuna, conciosiacosache la più misera sorte, che l’huom molesti è l’essere stato fortunato: Credete à me, che la felicità di questo Mondo, o non vien compiuta, o come sarebbe nostro desiderio, non dura sempre. Trovatemi uno per felice che sia trà noi, che non contenda con la qualità del suo stato. Uno abbondarà di ricchezze, e non trovarà pace in se stesso, per esser privo di quella nobiltà di nascimento che desidera. Un’altro sarà nobilissimo, e per antecessori, e per propria virtù, con tutto ciò sarà tant’oppresso dalla povertà, ch’egli havrebbe per somma ventura, o l’esser ignobile, o non conosciuto per nobile. Uno sarà nobile, virtuoso, e ricco; ma continuamente infermo, onde sarà astretto ad odiare, & à disprezzar non solamente la nobiltà, la ricchezza, e la virtù; ma la propria vita. Un’altro viverà sano, gagliardo, colmo d’ogni gratia, e pure s’affliggerà non havendo [p. 122r modifica]moglie à gusto suo. Uno haverà moglie bella, pudica, savia, e prudente, e sarà tribolato per non poter haver figliuoli. Un’altro sospirerà, perche n’hà troppi. Un’altro, perche la moglie non gli farà altro, che femine. Quegli s’attristerà, perche si maritò contro sua voglia, havendo femina brutta, malcreata, ignorante, e da poco. Questi haverà figliuoli dell’uno, e dell’altro sesso quanti brama, e della qualità, che desidera, e ’n un subbito converrà, che pianga, o la morte loro, o qualch’altro avvenimento peggior di mille morti, dunque chi sarà colui, che possa chiamarsi non dirò felice: ma contento al Mondo? l’Artegiano si chiamerebbe contento se fosse mercatante. Il Mercatante si chiamerebbe fortunato, se fosse gentilhuomo. Il gentilhuomo si riputerebbe felice, se fosse signor titolato. Il Signor titolato sarebbe consolatissimo, se fosse principe. Il Principe sarebbe avventurato, se fosse Duca. Il Duca viverebbe sodisfatto, se fosse Re. Il Re desidera per sua maggior grandezza, d’ascender all’Imperio, e non l’ottenendo ha per nulla ciò che possiede, & ultimamente l’Imperio vorrebbe la monarchia del Mondo nelle mani, e non potendo haverla reputa vile il proprio Imperio, e se ottenesse la monarchia, in ogni modo non saria satio. Niuno è contento della sua sorte, ond’io vi conforto a sopportar con pacienza quanto di sinistro v’è intervenuto. Niuna cosa è più atta a vincer, & a discacciare le avversità di quel, che si sia la Pacienza. Non vogliate da voi stesso andar somministrandovi dolore. Non vi private di conforto nel [p. 122v modifica]tempo presente, nè di speranza per quello, c’hà da venire. Non sapete voi, che l’huomo savio non dee temer di niuna cosa? non sapete, che l’huomo prudente non ha da ricever legge dalla Fortuna: ma ha da darla a lei mettendosela sotto a’ piedi? Voi, che sempre siete stato giuditiosissimo, dovereste così nella sorte avversa, come nella propitia tener il volto allegro, e non meno del volto il cuore. Sol tocca al giuditioso combatter con la bestialità della Fortuna. In somma io vi riccordo, che tanto è misero l’huomo quant’egli si reputa, e qui finisco baciandovi le mani, e pregandovi da Dio il colmo d’ogni prosperità. State sano, & amatemi.