Lettere (Andreini)/Lettera CXXII
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Della descritione d’Amore.
si dee tener alcuna cosa nascosta, alato, perch’egli è sempre à nostri servitij prontissimo, cieco, perche non vuol veder i mancamenti di coloro, che son neghitosi nel seguirlo; s’ei gli vedesse, come giusto Signore, non potrebbe contenersi di non dar loro la dovuta punitione, armato d’arco, e di strali, per dimostrar, ch’egli è accinto alla difesa contra chiunque volesse offenderci. Con la face per infiammarci a pensieri virtuosi e nobili, e sicome ’l fuoco e ’l più degno elemento di tutti gli altri, così la face dinota, ch’egli è il più degno di tutti gli altri Iddij. Duolmi solo, che chi l’ha figurato non ci habbia detto quello, che à mio giuditio più importa. Tutti s’accordano a farlo fanciullo, ignudo, alato, cieco, armato di strali, e di fiamme, e niuno, per quanto mai i’ m’habbia inteso, o letto, hà detto, ch’egli sia sordo, e questa parmi, che sia la maggior importanza, bisogna per forza ch’egli sia sordo, perche ogni volta, ch’egli udisse le false accuse, che di continuo li son date di tirano, d’ingiusto, d’instabile, di micidiale, di spergiuro, di fallace, & altre infinite, come potrebb’egli non risentirsi? In oltre sentendo le pazze querele di molti sciocchi, che sempre piangono, sempre sospirano, sempre si lamentano, e ’l più delle volte, non san perche, come potrebb’egli non vendicarsi? Conchiudiamo pure, che Amore è l’anima del Mondo, che perpetua, e mantiene tutte le cose create. Il Mondo senz’Amore sarebbe una prigione oscura, e tenebrosa, dove non entrerebbe mai raggio di bene. Amore. Amor è tale, che desta con la sua divina forza gli animi addormentati de’ sui seguaci, e scosso da loro ogni letargo di rozi, e d’insensati gli fà ingegnosi, & accorti, di pigri, e sonnacchiosi; presti, e desti, di spensierati, & otiosi, curiosi, e continuamente ad alte imprese rivolti, di vitiosi virtuosi, d’avari liberali, di codardi animosi, d’ignoranti dotti, e quello che trà gli huomini tanto s’ammira bellissimi dicitori. Che si può desiderar più? Hor io, che (bontà del Cielo) non son tanto ignorante, nè tanto maligno, ch’i’ non conosca la perfettion d’Amore, e non voglia confessarla dico per lui essermi allontanato dal Volgo, e divenuto Heroe (comportisi questo vanto, poiche la gloria si riferisce ad Amore) egli vien chiamato Heroe, per ciò chi è suo seguace divien Heroe. Non son maligno, perche sempre voglio confessare, che quanto è in me di buono, di pellegrino, e di gentile, tutto è in virtù della sua bontà, e particolarmente benedico mille volte quel giorno felice, ch’egli si degnò di ferirmi, e d’avamparmi il cuore facendomi (desideratissima Signora mia) vostro amante, e vostro servo. Così non mi sia disdetto l’amarvi, e ’l servirvi ancora dopò morte come volontieri ’l farò.