Leonardo prosatore/Scritti sull'arte/III/G

G. — La luce, l'ombra e i colori.

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CHE COSA DEVE CONOSCERE IL PITTORE.

G - LA LUCE, L’OMBRA E I COLORI.
... il troppo lume fa crudo, il troppo scuro non lascia vedere, il mezzano è buono.

Tratt. d. Pittura, Ludwig, 711.





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LA LUCE, L’OMBRA E I COLORI




Pruova come tutte le cose poste in un sito
sono tutte per tutto e tutte nella parte1.

Dico che, se una faccia d’uno edifizio o altra piazza o campagnia che sia illuminata dal sole avrà al suo opposito un’abitazione, e in quella faccia che non vede il sole sia fatto un piccolo spiracolo rotondo, che tutte le alluminate cose manderanno la loro similitudine per detto spiraculo e appariranno dentro all’abitazione nella contraria faccia, la quale vol essere bianca, e saranno lì appunto e sotto sopra, e se per molti lochi di detta faccia faciessi simili buchi, simile effetto farebbe in ciascuno. [p. 214 modifica]

Come si deve dare il lume alle figure.

Il lume debbe essere usato secondo che darebbe il natural sito dove fingi essere la tua figura, cioè se la fingi al sole, fa l’ombre oscure e gran piazze di lumi e stampisci l’ombre di tutti i circustanti corpi in terra. E se la figuri in tristo tempo, fa poca differenzia da’ lumi all’ombra e sanza fare alcuna altr’ombra ai piedi. E se la figuri in casa, fa gran differenza da’ lumi all’ombre e ombra per terra, e se vi figuri finestra impannata e abitazione bianca poca differenza da’ lumi all’ombre. E se alluminata da foco, farai i lumi rosseggianti, e potenti e scure l’ombre, e ’l battimento dell’ombre per li muri o per terra sia terminato2 e quanto più s’allontana3 dal corpo più si faccia amplia e magnia, e se fussi alluminata4 parte dal foco e parte dall’aria, fa che quello dell’aria fia più potente e quello del foco sia quasi rosso a similitudine di foco. E sopra tutto fa che le tue figure dipinte abbino il lume grande e da alto, cioè quello vive che tu ritrai5, imperochè le persone che tu vedi per le strade tutte hanno il lume di sopra e sappi che non è si gran tuo conoscente che dandoli il lume di sotto che tu non durassi fatica a riconoscerlo. [p. 215 modifica]

Delle qualità del lume per ritrare rilevi naturali o finti.

Il lume tagliato dalle ombre con troppa evidenzia è somamente biasimato apresso de’ pittori; onde per fugire tale inconveniente, se tu depingi li corpi in campagna aperta, farai le figure non aluminate dal sole, ma fingi alcuna qualità di nebbia o nuvoli transparenti essere interposti infra l’obbietto e ’l sole, onde, non essendo la figura del sole espedita, non saranno espediti i termini de’ l’ombre co’ termini de’ lumi.


Debbesi per lo pittore porre, nelle figure e cose remote da l’occhio, solamente le macchie, ma non terminate, ma di confusi termini. E sia fatta la elezione di tale figure quando è nuvolo o in sulla sera, e sopra tutto guardarsi, come ho detto, di lumi o ombre terminate, perchè paiono poi tinte quando tu le vedi da lontano, e riescono opere difficili,6 sanza grazia. E àiti a ricordare che mai l’ombre sieno di qualità che per la loro oscurità tu abbia a perdere il colore ove si causano, se già il loco, dove li corpi sono situati, non fusse tenebroso. E non fare profili, non disfilar capegli, non dare lumi bianchi, se no nelle cose bianche, e ch’essi lumi abbino a dimostrare la prima bellezza del colore dove si posano.


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Il lume di vetro incarnato e l’abitazione de l’uomo tinta nel medesimo incarnato e così li vestimenti faranno parere il volto co’ li veri lumi e ombre delle sue carni. E questo modo è utilissimo per far parere le carni bellissime, ma tal precetto è contro alli precetti delle figure poste in campagna circuita da diversi colori.


Il lume da ritrare di naturale vole essere tramontana, a ciò non facci mutazione, e se lo fai a mezzo dì, tieni finestra impannata, acciò il sole alluminando tutto il giorno, quella non facci mutazione. L’altezza del lume: dee essere in modo situato che ogni corpo facci tanta lunga per terra la sua ombra quanto è la sua altezza.


Fuggi li profili, ciò e termini7 espediti delle cose. Non fare li termini delle tue figure d’altro colore che del proprio campo che con esse termina, cioè che tu non facia profili oscuri infida ’l campo e la figura tua.


Non è sempre buono quel ch’è bello. E questa dico per quelli pittori che amano tanto la bellezza de’ colori, che, non senza gran coscienza, danno [p. 217 modifica]loro debolissime e quasi insensibili ombre, non istimando el loro rilievo. E in questo errore sono e belli parlatori8 sanza alcuna sentenzia.


Grandissima grazia d’ombre e di lumi s’aggionge alli visi di quelli che sedeno sulle porte di quelle abitazioni che sono scure, e che li occhi del suo risguardatore vede la parte ombrosa di tal viso essere oscurata dalle ombre della predetta abitazione, e vede la parte aluminata del medesimo viso aggionto la chiarezza che li dà lo splendore de l’aria; per la quale aumentazione d’ombre e lumi ’l viso ha gran rilevo, e nella parte alluminata l’ombre quasi insensibili, e nella parte ombrosa li lumi quasi insensibili. E di questa tale rappresentazione e aumentazione d’ombre e di lumi il viso acquista bellezza9.


Dell’ombre de’ visi che, passando per le strade molli, non paiono compagne delle loro incarnazioni.

Quello che si dimanda10 accade che spesse volte un viso fia colorito o bianco e l’ombre gialleggiaranno. E questo accade che le strade bagnate più gialleggiano che l’asciutte, e che le parte del viso [p. 218 modifica] che sono volte a tali strade, sono tinte della giallezza e oscurità delle strade che gli stanno per obbietto.

Risalto delle figure chiare.

Quella cosa che fia dipinta di bianco con nero apparirà di miglior rilievo che alcun altra, e però ricordo a te, pittore, che vesti le tue figure di colori più chiari che puoi, chè se le farai di colore oscuro sieno di poco rilievo e di poca evidenzia da lontano, e quest’è per l’ombre di tutte le cose che sono scure; e se farai una veste scura poco divario fia da’ lumi all’ombre, e ne’ colori chiari vi fia grande vario.

Donna biancovestita in aperta campagna.

Se figurerai un corpo bianco, circondato da molt’aria (perchè il bianco non ha da sè colore, ma si tingie e trasmuta in parte del colore che gli è per obbietto), se vederai una donna vestita di bianco infra una campagna, quella parte di lei che fia veduta dal sole, il suo colore fia chiaro in modo che darà in parte, com’el sole, noia alla vista, e in quella parte che fia veduta dall’aria luminosa, per li razzi del sole tessuti e penetrati infra essa, perchè l’aria in sè è azzurra, la parte della donna vista da dett’aria parrà pendere in azzurro; se nella [p. 219 modifica] superficie della terra vicina fia prati, e che la donna si trovi in fra’l prato alluminato dal sole e esso sole, vederai tu le parti d’esse pieghe, che possano esser viste dal prato, tingersi per razzi reflessi in nel colore d’esso prato. E così si va trasmutando in e colori de’ luminosi e non luminosi obietti vicini.

Come ogni colore che non lustra è più bello
nelle sue parti luminose che nelle ombrose.

Ogni colore è più bello nella sua parte alluminata che nell’ombrosa, e questo nasce che il lume vivifica e dà vera notizia della qualità de’ colori, e l’ombra amorza e oscura la medesima bellezza e impedisce la notizia d’esso colore; e se per il contrario il nero è più bello nell’ombre che ne’ lumi, si risponde che ’l nero non è colore, nè anco il bianco.

Della natura de’ colori de’ campi,
sopra li quali campeggia il bianco.

La cosa bianca si dimostrerà più bianca che sarà in campo più scuro, e si dimostrerà più scura che fia in campo più bianco. E questo ci ha insegnato il fioccare della neve, la quale, quando noi la vedemo nel campo dell’aria, ella ci pare oscura, e quando la vedemo in campo d’alcuna finestra aperta, [p. 220 modifica] per la quale si veda la oscurità dell’ombra d’essa casa, allora essa neve si mostrerà bianchissima.


E la neve d’appresso ci pare veloce, e la remota tarda. E la neve vicina ci pare di continua quantità ad uso di bianche corde, e la remota ci pare discontinuata.




  1. In questo passo è già descritta la «camera oscura».
  2. Nitido.
  3. Più l’ombra s’allontana.
  4. Se la figura fosse illuminata.
  5. Ritrai quello che vive.
  6. Dure.
  7. I termini.
  8. I belli parlatori.
  9. L. B. Alberti, Della Pittura e della Statua, cit., a pag. 54, dice: ... in quella faccia, nella quale le superfice saranno di maniera congiunte insieme che i dolci lumi si convertino a poco a poco in ombre soavi, e non vi saranno alcune asprezze di angoli, questa chiameremo noi a ragione faccia bella e che ha venustà.
  10. Il piccolo quesito qui proposto così si spiega.