Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)/Nanni d'Antonio di Banco

Nanni d'Antonio di Banco

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Dello Luca della Robbia

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VITA DI NANNI D’ANTONIO DI BANCO SCULTORE

Nanni d’Antonio di Banco, il quale, come fu assai ricco di patrimonio, così non fu basso al tutto di sangue, dilettandosi della scultura non solamente non si vergognò d’impararla e di esercitarla, ma se lo tenne a gloria non piccola, e vi fece dentro tal frutto che la sua fama durerà sempre, e tanto più sarà celebrata quanto si saprà che egli attese a questa nobile arte non per bisogno, ma per vero amore di essa virtù. Costui, il quale fu uno de’ discepoli di Donato, se bene è da me posto inanzi al maestro perchè morì molto inanzi a lui, fu persona alquanto tardetta, ma modesta, umile e benigna nella conversazione. È di sua mano in [p. 260 modifica]Fiorenza il San Filippo di marmo che è in un pilastro di fuori dell’oratorio d’Or San Michele, la qual opera fu da prima allogata a Donato dall’Arte de’ Calzolai, e poi, per non essere stati con esso lui d’accordo del prezzo, riallogata, quasi per far dispetto a Donato, a Nanni, il quale promise che si pigliarebbe quel pagamento e non altro che essi gli darebbono. Ma la bisogna non andò così, perchè, finita la statua e condotta al suo luogo, domandò dell’opera sua molto maggior prezzo che non aveva fatto da principio Donato; per che, rimessa la stima di quella dall’una parte e l’altra in Donato, credevano al fermo i consoli di quell’arte che egli per invidia, non l’avendo fatta, la stimasse molto meno che s’ella fusse sua opera; ma rimasero della loro credenza ingannati, perciò che Donato giudicò che a Nanni fusse molto più pagata la statua che egli non aveva chiesto. Al qual giudizio non volendo in modo niuno starsene i Consoli, gridando dicevano a Donato: "Perchè tu, che facevi questa opera per minor prezzo, la stimi più essendo di man d’un altro e ci strigni a dargliene più che egli stesso non chiede? E pur conosci, sì come noi altresì facciamo, ch’ella sarebbe delle tue mani uscita molto migliore". Rispose Donato ridendo: "Questo buon uomo non è nell’arte quello che sono io, e dura nel lavorare molto più fatica di me, però sete forzati volendo sodisfarlo, come uomini giusti che mi parete, pagarlo del tempo che vi ha speso". E così ebbe effetto il lodo di Donato, nel quale n’avevano fatto compromesso d’accordo ambe le parti. Questa opera posa assai bene e ha buona grazia e vivezza nella testa; i panni non sono crudi e non sono se non bene indosso alla figura accommodati. Sotto questa nicchia sono in un’altra quattro Santi di marmo, i quali furono fatti fare al medesimo Nanni dall’Arte de’ Fabbri, Legnaiuoli e Muratori; e si dice che, avendoli finiti tutti tondi e spiccati l’uno dall’altro e murata la nicchia, che a mala fatica non ve ne entravano dentro se non tre, avendo egli nell’attitudini loro ad alcuni aperte le braccia, e che disperato e malcontento, pregò Donato che volesse col consiglio suo riparare alla disgrazia e poca avvertenza sua, e che Donato ridendosi del caso disse: "Se tu prometti di pagare una cena a me et a tutti i miei giovani di bottega, mi dà il cuore di fare entrare i Santi nella nicchia senza fastidio nessuno". Il che avendo Nanni promesso di fare ben volentieri, Donato lo mandò a pigliare certe misure a Prato et a fare alcuni altri negozii di pochi giorni. E così essendo Nanni partito, Donato con tutti i suoi discepoli e garzoni andatosene al lavoro, scantonò a quelle statue, a che le spalle et a chi le braccia talmente, che facendo luogo l’una all’altra le accostò insieme, facendo apparire una mano sopra le spalle di una di loro. E così il giudizio di Donato avendole unitamente commesse, ricoperse di maniera l’errore di Nanni che, murate ancora in quel luogo, mostrano indizii manifestissimi di concordia e di fratellanza; e chi non sa la cosa non si accorge di quello errore. Nanni, trovato nel suo ritorno che Donato aveva corretto il tutto e rimediato a ogni disordine, gli rendette grazie infinite, et a lui e suoi creati pagò la cena di bonissima voglia. Sotto i piedi di questi quattro santi, nell’ornamento del tabernacolo, è nel marmo di mezzo rilievo una storia, dove uno scultore fa un fanciullo molto pronto et un maestro che mura con due che l’aiutano; e queste tutte figurine si veggiono molto ben disposte et attente a quello che fanno. [p. 261 modifica]Nella faccia di S. Maria del Fiore è di mano del medesimo, dalla banda sinistra, entrando in chiesa per la porta del mezzo, uno evangelista che, secondo que’ tempi, è ragionevole figura. Stimasi che il Santo Lò, che è intorno al detto oratorio d’Or San Michele, stato fatto fare dall’Arte de’ Maniscalchi, sia di mano del medesimo Nanni, e così il tabernacolo di marmo, nel basamento del quale è da basso in una storia S. Lò maniscalco che ferra un cavallo indemoniato, tanto ben fatto che ne meritò Nanni molta lode. Ma in altre opere l’averebbe molto maggiore meritata e conseguita, se non si fusse morto, come fece, giovane. Fu nondimeno per queste poche opere tenuto Nanni ragionevole scultore; e perchè era cittadino ottenne molti uffici nella sua patria Fiorenza, e perchè in quelli et in tutti gl’altri affari si portò come giusto uomo e ragionevole, fu molto amato. Morì di mal di fianco l’anno 1430, e di sua età XLVII.

FINE DELLA VITA DI NANNI D’ANTONIO DI BANCO