Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)/Dello

Dello

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Niccolò Aretino Nanni d'Antonio di Banco

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VITA DI DELLO PITTOR FIORENTINO

Se bene Dello fiorentino ebbe mentre visse et ha avuto sempre poi nome di pittore solamente, egli attese nondimeno anco alla scultura, anzi le prime opere sue furono di scultura, essendo che fece, molto inanzi che cominciasse a dipignere, di terra cotta, nell’arco che è sopra la porta della chiesa di S. Maria Nuova, una incoronazione di Nostra Donna e dentro in chiesa i dodici Apostoli; e nella chiesa de’ Servi un Cristo morto in grembo alla Vergine et altr’opere assai per tutta la città. Ma vedendo (oltre che era capriccioso) che poco guadagnava in far di terra e che la sua povertà aveva di maggior aiuto bisogno, si risolvette, avendo buon disegno, d’attendere alla pittura, e gli riuscì agevolmente; perciò che imparò presto a colorire con buona pratica, come ne dimostrano molte pitture [p. 257 modifica]fatte nella sua città, e massimamente di figure piccole, nelle quali egli ebbe miglior grazia che nelle grandi assai. La qual cosa gli venne molto a proposito, perchè, usandosi in que’ tempi per le camere de’ cittadini cassoni grandi di legname a uso di sepolture e con altre varie fogge ne’ coperchi, niuno era che i detti cassoni non facesse dipignere; et oltre alle storie che si facevano nel corpo dinanzi e nelle teste, in sui cantoni e tallora altrove, si facevano fare l’arme o vero insegne delle casate. E le storie, che nel corpo dinanzi si facevano, erano per lo più di favole tolte da Ovidio e da altri poeti, o vero storie raccontate dagli istorici greci o latini, e similmente cacce, giostre, novelle d’amore et altre cose somiglianti, secondo che meglio amava ciascuno. Il didentro poi si foderava di tele o di drappi, secondo il grado e potere di coloro che gli facevano fare, per meglio conservarvi dentro le veste di drappo et altre cose preziose. E, che è più, si dipignevano in cotal maniera non solamente i cassoni, ma i lettucci, le spalliere, le cornici che ricignevano intorno e altri così fatti ornamenti da camera, che in que’ tempi magnificamente si usavano, come infiniti per tutta la città se ne possono vedere. E per molti anni fu di sorte questa cosa in uso, che eziandio i più eccellenti pittori in così fatti lavori si esercitavano, senza vergognarsi, come oggi molti farebbono, di dipignere e mettere d’oro simili cose. E che ciò sia vero, si è veduto insino a’ giorni nostri, oltre molti altri, alcuni cassoni, spalliere e cornici nelle camere del Magnifico Lorenzo Vecchio de’ Medici, nei quali era dipinto di mano di pittori non mica plebei, ma eccellenti maestri, tutte le giostre, torneamenti, cacce, feste et altri spettacoli fatti ne’ tempi suoi, con giudizio, con invenzione e con arte maravigliosa. Delle quali cose se ne veggiono, non solo nel palazzo e nelle case vecchie de’ Medici, ma in tutte le più nobili case di Firenze ancora alcune reliquie. E ci sono alcuni che attenendosi a quelle usanze vecchie, magnifiche veramente et orrevolissime, non hanno sì fatte cose levate per dar luogo agl’ornamenti et usanze moderne. Dello, dunque, essendo molto pratico e buon pittore, e massimamente come si è detto in far pitture piccole con molta grazia, per molti anni, con suo molto utile et onore, ad altro non attese che a lavorare e dipignere cassoni, spalliere, lettucci et altri ornamenti della maniera che si è detto di sopra, intanto che si può dire ch’ella fusse la sua principale e propria professione. Ma perchè niuna cosa di questo mondo ha fermezza, nè dura lungo tempo, quantunque buona e lodevole, da quel primo modo di fare, assottigliandosi gl’ingegni, si venne non è molto a far ornamenti più ricchi et agl’intagli di noce messi d’oro che fanno ricchissimo ornamento, et al dipignere e colorire a olio in simili masserizie istorie bellissime, che hanno fatto e fanno conoscere così la magnificenza de’ cittadini che l’usano, come l’eccellenza de’ pittori. Ma per venire all’opere di Dello, il quale fu il primo che con diligenza e buona pratica in sì fatte opere si adoperasse, egli dipinse particolarmente a Giovanni de’ Medici tutto il fornimento d’una camera che fu tenuto cosa veramente rara et in quel genere bellissima, come alcune reliquie che ancora ce ne sono, dimostrano. E Donatello, essendo giovanetto, dicono che gli aiutò, facendovi di sua mano con stucco, gesso, colla e matton pesto, alcune storie et ornamenti di basso rilievo, che poi messi d’oro, accompagnarono con bellissimo vedere le storie dipinte; e di questa opera e d’altre molte simili, fa menzione con lungo ragionamento Drea Cennini [p. 258 modifica]nella sua opera, della quale si è detto di sopra a bastanza; e perchè di queste cose vecchie è ben fatto serbare qualche memoria, nel palazzo del signor Duca Cosimo n’ho fatto conservare alcune e di mano propria di Dello, dove sono e saranno sempre degne d’essere considerate, almeno per gl’abiti varii di que’ tempi, così da uomini come da donne, che in esse si veggiono. Lavorò ancora Dello in fresco nel chiostro di S. Maria Novella in un cantone di verde terra la storia d’Isaac quando dà la benedizione a Esaù. E poco dopo questa opera, essendo condotto in Ispagna al servigio del Re, venne in tanto credito, che molto più disiderare da alcuno artefice non si sarebbe potuto. E se bene non si sa particolarmente che opere facesse in quelle parti essendone tornato richissimo et onorato molto, si può giudicare ch’elle fussero assai e belle e buone. Dopo qualche anno, essendo stato delle sue fatiche realmente rimunerato, venne capriccio a Dello di tornare a Firenze, per far vedere agl’amici come da estrema povertà fosse a gran ricchezze salito. Onde, andato per la licenza a quel Re, non solo l’ottenne graziosamente (come che volentieri l’arebbe ratenuto se fusse stato in piacere di Dello), ma per maggiore segno di gratitudine fu fatto da quel liberalissimo Re cavaliere; per che, tornando a Firenze per avere le bandiere e la confermazione de’ privilegii, gli furono denegate per cagione di Filippo Spano degli Scolari che in quel tempo, come gran Siniscalco del Re d’Ungheria, tornò vittorioso de’ Turchi. Ma avendo Dello scritto subitamente in Ispagna al Re, dolendosi di questa ingiuria, il Re scrisse alla Signoria in favore di lui sì caldamente, che gli fu senza contrasto conceduta la disiderata e dovuta onoranza. Dicesi che, tornando Dello a casa a cavallo con le bandiere, vestito di broccato et onorato dalla Signoria, fu proverbiato nel passare per Vacchereccia, dove allora erano molte botteghe d’orefici, da certi domestici amici che in gioventù l’avevano conosciuto, o per ischerno o per piacevolezza che lo facessero, e che egli rivolto dove aveva udito la voce, fece con ambe le mani le fiche e senza dire alcuna cosa passò via, sì che quasi nessuno se n’accorse, se non se quelli stessi che l’avevano uccellato. Per questo e per altri segni che gli fecero conoscere che nella patria non meno si adoperava contra di lui l’invidia che già s’avesse fatto la malignità quando era poverissimo, deliberò di tornarsene in Ispagna. E così, scritto et avuto risposta dal Re, se ne tornò in quelle parti, dove fu ricevuto con favore grande e veduto poi sempre volentieri e dove attese a lavorar e vivere come signore, dipignendo sempre da indi inanzi col grembiule di broccato. Così, dunque, diede luogo all’invidia et appresso di quel Re onoratamente visse e morì d’anni quarantanove, e fu dal medesimo fatto sepellire onorevolmente con questo epifaffio:

Dellus eques Florentinus, picturae arte percelebris: Regisque Hispaniarum liberalitate et ornamentis amplissimus. H. S. E. S. T. T. L.

Non fu Dello molto buon disegnatore, ma fu bene fra i primi che cominciassero a scoprir con qualche giudizio i muscoli ne’ corpi ignudi, come si vede in alcuni disegni di chiaro scuro fatti da lui nel nostro libro. Fu ritratto in S. Maria Novella da Paulo Ucelli di chiaro scuro, nella storia dove Noè è inebriato da Cam suo figliuolo.

FINE DELLA VITA DI DELLO PITTOR FIORENTINO