Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi/Documenti/XVIII

XVIII. — Lettera al Collemassi

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XVIII.

(Di carattere della Diotallevi.)

Lettera al Collemassi.


Signore

In quanto a ciò che mi dite della Maddalena Pompei, posso rispondere che stando io a lavorare nello studio Simelli, avevo con me la mia macchina di fotografia, che, come dissi, richiestami da Domenico Catufi per alcuni giorni in prestito, glie l’accordai al patto a voi noto; e x mandolla a prendere da Maddalena che la portò a casa di Catufi in via del Vantaggio N. 8 promo piano. Mi disse che si era portato uno dei nepoti figli di sua sorella, che abita incontro al Catufi nella stessa casa e nello stesso piano; il ragazzo mi pare che si chiami Ferdinando, la madre Nicolina, lavandaia. Io non viddi il ragazzo perchè aveva timore del cane di guardia, e non entrò dentro lo studio, perciò Maddalena la prese dalle mie mani e la portò via: questo fu il 15 gennaio 1862, circa 16 giorni prima che io andassi via dal detto studio Simelli, all’ora del mezzo giorno: la macchina fu messa nella camera da studio del Catufi, per poi [p. 150 modifica]trasportarla, quando doveva farsi il lavoro, nel terrazzo della fabbrica. I vari ragazzoni che vanno, a prendere lezione di disegno dal Catufi possono riconoscerla, ma io non saprei indicare che il cognome di uno di loro, giovane dei partito pretino, un certo Fornari: sarebbe inutile interrogare il loro domestico Mario, poichè è uno dei fidati della setta ed affezionatissimo al Catufi.

I coniugi Falcetti non avevano tutta la confidenza del Domenico Catufi per essere affezionati ai preti, e perciò gli fu dato a credere la macchina essere ivi riposta per mio comodo, dovendo copiare alcuni disegni, promettendogli che terminato il lavoro gli avrei fatto i ritratti.

Sapeva ancora che la mia macchina era stata portata in casa Catufi da Maddalena, Geltrude Simelli sorella del mio socio Carlo Simelli ex capitano di Garibaldi.

Una tal Marietta stiratrice, che ha le finestre corrispondenti sul giardino dello studio, vide tanto lei che le sue ragazze quando Maddalena portò via la macchina. Non saprei dire il cognome, ma è moglie di un impiegato alle porte; abita il mezzanino del palazzo in cui è posto lo studio, ed ha l’ingresso dalla parte del vicolo del Vantaggio.

Maddalena portò ancora alcune cose in casa sua in via Ripetta N. 28 primo piano, luogo ove va a dormire unitamente al suo marito, ma il giorno sta sempre in casa Falcetti Catufi siccome la donna che ne fa tutte le facciende. L’oggetti che portò ivi erano una bottiglia nera piena di nitrato di argento ed alcune negative, che si andò poi a riprendere mio marito da sè poche mattine appresso; e tali oggetti non ve li portò lei, ma sibbene mio marito.

Le suddette Geltrude Simelli, Marietta stiratrice, e Simelli stesso possono attestare di aver veduto che Maddalena mi portava le carte scritte con nomi da parte di Catufi, ma ignoravano certamente cosa contenevano, credendo essere cose di affari fra me e quella famiglia; solamente gli lessi una volta una di queste carte che mi mandava Catufi, ove era la copia del sonetto intitolato [p. 151 modifica]il De Profundis a Locatelli, ed un’altra volta che mi mandò l’inno della Croce di Savoja.

Maddalena unitamente alla sorella Niccolina madre del ragazzo che aiutò a trasportare la mia macchina in casa di Catufi, sono le stesse che celarono alcuni soldati papalini che disertavano, nello studio dei fratelli o Caldaroni o Callaroni emigrati, che è posto nella stessa casa del N. 8 al Vantaggio, di cui loro tenevano le chiavi: questo fatto era palese alle due sorelle, Domenico Catufi e Mario suo domestico.

Mario ora domestico in casa Falcetti Catufi era di professione muratore e uomo sanguinario, consapevole di tutti i fatti di Domenico Catufi; ma siccome non era della mia squadra, non potrei di esso darvi fatti speciali: so essersi trovato nell’azione la sera del Locatelli.

Giuseppe Pompei, marito di Maddalena, settario ed azionista sotto a capo squadra, a me non cognito perchè è ancora carbonaro, nemico di Catufi, dei Falcetti e mio ancora, perchè frequentavo la detta famiglia, per gelosia della moglie; ma siccome accanito settario, non deporrebbe mai in disfavore di un individuo di essa: tiene in sua casa una tal Rosa, che ha una tresca con il materazzaro Giuseppe, di cognome se non erro Ginocchi, dal quale viene pagata mensilmente, e lui è il porta ambasciate e ne ritrae guadagno.

Romualdo Catufi, altro fratello di Domenico e Luigi, antico settario, ed uno dei così detti mille, che hanno combattuto con Garibaldi; ora è alla sua patria Fabriano, attendendo un cambiamento di governo per tornare a Roma. Abitò in casa Falcetti unitamente ai suoi fratelli, venendo poi a contesa con la moglie del Falcetti, Carlotta, perchè si trattava il suo fratello Luigi, andò ad abitare in casa di Maddalena, ove restò sino alla prima chiamata di Garibaldi.

Maddalena era ancora a cognizione di quanto facea Achille Ansiglioni per essere intrinseca con la famiglia di lui.

Costanza Vaccari Diotallevi.


Al signor Eucherio Collemassi
Giudice Processante.
S. P. M.