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sportarla, quando doveva farsi il lavoro, nel terrazzo della fabbrica. I vari ragazzoni che vanno, a prendere lezione di disegno dal Catufi possono riconoscerla, ma io non saprei indicare che il cognome di uno di loro, giovane dei partito pretino, un certo Fornari: sarebbe inutile interrogare il loro domestico Mario, poichè è uno dei fidati della setta ed affezionatissimo al Catufi.

I coniugi Falcetti non avevano tutta la confidenza del Domenico Catufi per essere affezionati ai preti, e perciò gli fu dato a credere la macchina essere ivi riposta per mio comodo, dovendo copiare alcuni disegni, promettendogli che terminato il lavoro gli avrei fatto i ritratti.

Sapeva ancora che la mia macchina era stata portata in casa Catufi da Maddalena, Geltrude Simelli sorella del mio socio Carlo Simelli ex capitano di Garibaldi.

Una tal Marietta stiratrice, che ha le finestre corrispondenti sul giardino dello studio, vide tanto lei che le sue ragazze quando Maddalena portò via la macchina. Non saprei dire il cognome, ma è moglie di un impiegato alle porte; abita il mezzanino del palazzo in cui è posto lo studio, ed ha l’ingresso dalla parte del vicolo del Vantaggio.

Maddalena portò ancora alcune cose in casa sua in via Ripetta N. 28 primo piano, luogo ove va a dormire unitamente al suo marito, ma il giorno sta sempre in casa Falcetti Catufi siccome la donna che ne fa tutte le facciende. L’oggetti che portò ivi erano una bottiglia nera piena di nitrato di argento ed alcune negative, che si andò poi a riprendere mio marito da sè poche mattine appresso; e tali oggetti non ve li portò lei, ma sibbene mio marito.

Le suddette Geltrude Simelli, Marietta stiratrice, e Simelli stesso possono attestare di aver veduto che Maddalena mi portava le carte scritte con nomi da parte di Catufi, ma ignoravano certamente cosa contenevano, credendo essere cose di affari fra me e quella famiglia; solamente gli lessi una volta una di queste carte che mi mandava Catufi, ove era la copia del sonetto intitolato