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nobbi, l’udii parlare di un suo compagno, o Felicetti o Felici, che aveva fatto il corso di studii con lui alla Sapienza (mi pare che diceva essere stato nei spedali di San Giovanni e San Spirito), e che partì con li primi volontari nel 1859, e con il quale ha mantenuto sempre carteggio per affari di setta, e che quanto prima doveva fargli avere un grado nelle armate Sarde. Quando Ferri ne parlava, erano sempre presenti con me Cesare Scarpini, Francesco Gioia e i suoi compagni della Consolazione, in specie Lallo Demauri, e un tal Capoccietti suoi fidi; lo conosceva benissimo anche Pietro Patrizi, e gli scrisse una. volta per domandar notizia d’un suo amico soldato volontario, e ne richiese indirizzo a Ferri una sera al caffè d’Argentina, e Ferri gli rispose: quando hai fatta la lettera, consegnala a me che vi penserò io.

Costanza Vaccari Diotallevi.


XVIII.

(Di carattere della Diotallevi.)

Lettera al Collemassi.


Signore

In quanto a ciò che mi dite della Maddalena Pompei, posso rispondere che stando io a lavorare nello studio Simelli, avevo con me la mia macchina di fotografia, che, come dissi, richiestami da Domenico Catufi per alcuni giorni in prestito, glie l’accordai al patto a voi noto; e x mandolla a prendere da Maddalena che la portò a casa di Catufi in via del Vantaggio N. 8 promo piano. Mi disse che si era portato uno dei nepoti figli di sua sorella, che abita incontro al Catufi nella stessa casa e nello stesso piano; il ragazzo mi pare che si chiami Ferdinando, la madre Nicolina, lavandaia. Io non viddi il ragazzo perchè aveva timore del cane di guardia, e non entrò dentro lo studio, perciò Maddalena la prese dalle mie mani e la portò via: questo fu il 15 gennaio 1862, circa 16 giorni prima che io andassi via dal detto studio Simelli, all’ora del mezzo giorno: la macchina fu messa nella camera da studio del Catufi, per poi tra-