Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi/Documenti/XVI
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XVI.
(Carattere della Diotallevi)
Osservazioni riguardo alle note.1
Avendo veduto le varie note che si sono fatte dal partito Piemontese, cioè la nota dei giovani della Sapienza, la nota per l’obolo delle Spade, la nota per li fucili, la nota dei mille, la nota a Napoleone III, la nota per il monumento Cavour, la nota per le pistole in dono a Garibaldi, la nota per un baiocco al mese, posso assicurare non esser copia di alcune di esse perchè erano concepite cosi.
La nota dei giovani della Sapienza che non ricordo la cifra precisa, ma circa a trecento, contenendo oltre le firme di quasi tutti i giovani studenti e vari professori, vi ci si erano sottoscritti molti altri giovani sì dei vari Spedali, che particolari, nella quale facevano le loro lagnanze del modo col quale venivano trattati dai superiori, dirigendola a Napoleone III pregandolo prenderci un riparo, vari brani della quale un traditore Capo squadra portò al governo, e ne ricevette, mi pare bené che così mi fosse detta dal Margutti Achille, pavoli quindici di mancia, uno scudo in oro, e cinque pavoli di Spagna in argento; l’epoca, se non erro, fu nel mese di luglio 1861.
La nota per l’obolo delle spade non può essere (sic) perchè nella prima pagine vi era il nome del marchese Angelo Verospi Gavotti come depositario dei denari, e il principe Gabrielli come incaricato di portare il dono e le firme dei contribuenti: oltre il numero progressivo vi era la somma che l’individuo aveva dato: il totale delle cifre ascendeva a circa ottocento individui d’ambo i sessi.
La nota per li fucili era depositario Luigi Gulmanelli; i nomi erano segnati come in quella delle spade cioè con lo stesso ordine, e le cifre ascendevano presso a poco al totale della stessa.
La nota dei mille, depositario Augusto Gulminelli e questi sempre segnato alla prima pagina seguendo il medesimo ordine delle due suddette. Prima del mio arresto le cifre ascendevano a circa 200.
La nota per il monumento Cavour non vi sono nomi propri, essendo stampata in tante cartelle madre e figlia, nelle quali il contribuente, rincontrava il numero della somma che dava, ed invece dei nome proprio vi doveva porre un proverbio o verso in quella lingua che più gli piaceva: ne furono vendute circa 450. Il depositario chi sia lo ignora, il luogo ove si dovrà erigere il monumento è in Campidoglio.
La nota per le pistole a Garibaldi con l’ordine medesimo di quelle dei fucili, con esito presso a poco eguale a quelle.
La nota del baiocco al mese per la sovvenzione delle famiglie degli emigrati, ogni mese le incassano i capi squadra, ma doveva farsi la prima riscossione il mese corrente di marzo.
La nota poi del Popolo Romano a Napoleone III, portata dal principe Gabrielli, nella quale si supplicava, l’imperatore a sgombrare Roma dalle sue truppe, onde ad imitazione delle provincie redimisse (sic) dalla schiavitù pretina, erano le prime firme di vari signori romani, poi mercanti di campagna, impiegati, ed in fine il basso ceto. Le firme erano d’ambo i sessi, e vi sono state famiglie che anno firmati anche i bambini in fascie; la cifra montava a circa sei mila, alcune delle prime firme che rammento le segno qui appresso:
Principe Corsini |
Note
- ↑ La Dea dice di aver veduto le varie note fatte dal partito piemontese; essa ne trascura alcune citate dal suo ispiratore nella minuta del rivelo, ma ne aggiunge di nuove. Dovremo noi avvertire che le note per le spade non recavano in fronte le qualifiche di alcuno de’ promotori? che non portavano iscritta la somma di ciascun contribuente, appunto perchè la contribuzione era fissata a due paoli? Ciascuno poi ricorda che questa soscrizione si componeva non di una ma di molte cartelle!.... Dovremo dire che non vi fu nota pei fucili, e che le offerte si cambiavano con semplici ricevute, ciò che tutti i Romani sanno? Dovremo dire che non vi fu mai nota alcuna dei Mille, ripetere che non ci fu contribuzione per le pistole Garibaldi, nè nota di baiocco mensile?.... Stimiamo soltanto non inutile di far due parole intorno all’indirizzo all’imperatore Napoleone III, che il Collemassi nella minuta di rivelo affermò scritto in carta smerlettata ed adorna di fiordalismo (!) e che la sua sonnambula ripete qui portata a Parigi dal principe Gabbrielli, sebbene a tutti sia noto che colà la recasse una commissione composta del principe di Piombino, dei cavalieri Tittoni e Camporese. Or bene: questo indirizzo esiste a Parigi presso il Commendatore Nigra ministro plenipotenziario del Re d’Italia presso l’imperatore dei Francesi. Pei Romani è inutile ogni verifica: è un fatto accaduto sotto i loro occhi non solo ma che hanno essi stessi compito. Quegli esteri però che volessero vedere coi loro propri occhi per giudicare qual fede meritino le assertive del Colemassi e della sua Dulcinea, non avranno che a pregare il Commendatore Nigra di mostrar loro .il documento originale. Essi vedranno se vi sian firme d’ambo i sessi o se piuttosto, coni’ è infatti, quello si componga di circa 10,000 firme di tutti uomini qualificati, nella maggior parte padri di famiglia. E forse quell’indirizzo firmato a rischio della carcere e dell’esilio da circa 40,000 cittadini, tutti aventi una onesta quando non ricca od agiata posizione sociale, li menerà in questo giudizio, che Roma compiè allora il suo plebiscito. Infatti se a quella cifra di sostenitori si aggiungano gli emigrati è i carcerati politici romani, che sono una protesta perenne contro il Governo papale, si avrà una cifra di votanti da stare proporzionatamente alla popolazione con quella che si verifico nella città di Parigi nella ultima votazione pei deputati. Interessi diplomatici, passioni di partito possono bene dissimulate l’importanza ai quell’atto, ma non fare ch’esso non sia e non rimanga qual testimonio solenne del coraggio civile de’ Romani, della loro volontà di uscire, dal malgoverno pretesco e della ingiustizia di chi vuole violentemente tenerveli aggiogati.
C. N. R.