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la nota per l’obolo delle Spade, la nota per li fucili, la nota dei mille, la nota a Napoleone III, la nota per il monumento Cavour, la nota per le pistole in dono a Garibaldi, la nota per un baiocco al mese, posso assicurare non esser copia di alcune di esse perchè erano concepite cosi.
tito piemontese; essa ne trascura alcune citate dal suo ispiratore nella minuta del rivelo, ma ne aggiunge di nuove. Dovremo noi avvertire che le note per le spade non recavano in fronte le qualifiche di alcuno de’ promotori? che non portavano iscritta la somma di ciascun contribuente, appunto perchè la contribuzione era fissata a due paoli? Ciascuno poi ricorda che questa soscrizione si componeva non di una ma di molte cartelle!.... Dovremo dire che non vi fu nota pei fucili, e che le offerte si cambiavano con semplici ricevute, ciò che tutti i Romani sanno? Dovremo dire che non vi fu mai nota alcuna dei Mille, ripetere che non ci fu contribuzione per le pistole Garibaldi, nè nota di baiocco mensile?.... Stimiamo soltanto non inutile di far due parole intorno all’indirizzo all’imperatore Napoleone III, che il Collemassi nella minuta di rivelo affermò scritto in carta smerlettata ed adorna di fiordalismo (!) e che la sua sonnambula ripete qui portata a Parigi dal principe Gabbrielli, sebbene a tutti sia noto che colà la recasse una commissione composta del principe di Piombino, dei cavalieri Tittoni e Camporese. Or bene: questo indirizzo esiste a Parigi presso il Commendatore Nigra ministro plenipotenziario del Re d’Italia presso l’imperatore dei Francesi. Pei Romani è inutile ogni verifica: è un fatto accaduto sotto i loro occhi non solo ma che hanno essi stessi compito. Quegli esteri però che volessero vedere coi loro propri occhi per giudicare qual fede meritino le assertive del Colemassi e della sua Dulcinea, non avranno che a pregare il Commendatore Nigra di mostrar loro .il documento originale. Essi vedranno se vi sian firme d’ambo i sessi o se piuttosto, coni’ è infatti, quello si componga di circa 10,000 firme di tutti uomini qualificati, nella maggior parte padri di famiglia. E forse quell’indirizzo firmato a rischio della carcere e dell’esilio da circa 40,000 cittadini, tutti aventi una onesta quando non ricca od agiata posizione sociale, li menerà in questo giudizio, che Roma compiè allora il suo plebiscito. Infatti se a quella cifra di sostenitori si aggiungano gli emigrati è i carcerati politici romani, che sono una protesta perenne contro il Governo papale, si avrà una cifra di votanti da stare proporzionatamente alla popolazione con quella che si verifico nella città di Parigi nella ultima votazione pei deputati. Interessi diplomatici, passioni di partito possono bene dissimulate l’importanza ai quell’atto, ma non fare ch’esso non sia e non rimanga qual testimonio solenne del coraggio civile de’ Romani, della loro volontà di uscire, dal malgoverno pretesco e della ingiustizia di chi vuole violentemente tenerveli aggiogati.
C. N. R.