Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto XLII
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Sonetto XLII
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SONETTO XLII.
P
Oco era ad appressarsi agli occhi miei La luce che da lunge gli abbarbaglia:
Che, come vide lei cangiar Tessaglia,
4Così cangiato ogni mia forma avrei:
E s’io non posso trasformarmi in lei
Più ch’i’ mi sia, non ch’a mercè mi vaglia;
Di qual pietra più rigida s’intaglia,
8Pensoso ne la vista oggi sarei;
O di diamante, o d’un bel marmo bianco
Per la paura forse, o d’un diaspro
11Pregiato poi dal volgo avaro, e sciocco:
E sarei fuor del grave giogo, ed aspro;
Per cu' i’ ho invidia di quel vecchio stanco
14Che fa con le sue spalle ombra a Marrocco.