Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto LXXVIII
Questo testo è incompleto. |
Sonetto LXXVIII
◄ | Sonetto LXXVII | Sonetto LXXIX | ► |
SONETTO LXXVIII.
P
Oi che voi, ed io più volte abbiam provato, Come ’l nostro sperar torna fallace;
Dietr'a quel sommo ben che mai non spiace,
4Levate 'l core a più felice stato.
Questa vita terrena è quasi un prato,
Che ’l serpente tra’ fiori, e l’erba giace;
E s’alcuna sua vista agli occhi piace,
8È per lassar più l’animo invescato.
Voi dunque, se cercate aver la mente
Anzi l’estremo dì queta giammai,
11Seguite i pochi, e non la volgar gente.
Ben si può dire a me; Frate, tu vai
Mostrando altrui la via, dove sovente
14Fosti smarrito, ed or se’ più che mai.