Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto LXVII
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Sonetto LXVII
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SONETTO LXVII.
P
Oi che mia speme è lunga a venir troppo, E della vita il trappassar sì corto;
Vorreimi a miglior tempo esser accorto,
4Per fuggir dietro più che di galoppo:
E fuggo ancor così debile, e zoppo
Dall’un de’ lati, ove ’l desio m’ha storto;
Securo omai: ma pur nel viso porto
8Segni ch’io presi all’amoroso intoppo.
Ond’io consiglio voi che siete in via,
Volgete i passi: e voi ch’Amore avampa,
11Non v’indugiate su l’estremo ardore:
Che perch’io viva; di mille un non scampa
Era ben forte la nemica mia;
14E lei vid’io ferita in mezzo ’l core.