Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CXLVI
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Sonetto CXLVI
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SONETTO CXLVI.
G
Eri, quando talor meco s’adira La mia dolce nemica, ch’è sì altera,
Un conforto m’è dato, ch’i’ non pera,
4Solo per cui vertù l’alma respira;
Ovunqu'ella sdegnando gli occhi gira,
Che di luce privar mia vita spera;
Le mostro i miei pien’ d’umiltà sì vera,
8Ch’a forza ogni suo sdegno indietro tira.
Se ciò non fosse, andrei non altramente
A veder lei, che ’l volto di Medusa;
11Che facea marmo diventar la gente.
Così dunque fa tu; ch’i’ veggo esclusa
Ogni altr'aita, e ’l fuggir val niente
14Dinanzi all’ali che ’l Signor nostro usa.