Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CCXVIII
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Sonetto CCXVIII
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SONETTO CCXVIII.
F
Ar potess’io vendetta di colei Che guardando, e parlando mi distrugge,
E per più doglia poi s’asconde, e fugge,
4Celando gli occhi a me sì dolci, e rei;
Così gli afflitti, e stanchi spirti mei
A poco a poco consumando sugge;
E ’n sul cor, quasi fero leon, rugge
8La notte allor quand’io posar devrei.
L’alma; cui Morte del suo albergo caccia;
Da me si parte; e di tal nodo sciolta
11Vassene pur’a lei che la minaccia.
Meravigliomi ben, s’alcuna volta
Mentre le parla, e piange, e poi l’abbraccia,
14Non rompe ’l sonno suo, s’ella l’ascolta.