Le rime di M. Francesco Petrarca/Canzone III
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CANZONE III.
Se non se alquanti c’hanno in odio il Sole;
Tempo da travagliare è quanto è ’l giorno:
Ma poi, che ’l ciel accende le sue stelle,
5Qual torna a casa e qual s’annida in selva
Per aver posa almeno infin all’alba.
Ed io, da che comincia la bella Alba
A scuoter l’ombra intorno della terra
Svegliando gli animali in ogni selva,
10Non ho mai triegua di sospir col Sole;
Poi quand’io veggio fiammeggiar le stelle,
Vo lagrimando, e desiando il giorno.
Quando la sera scaccia il chiaro giorno,
E le tenebre nostre altrui fann’alba;
15Miro pensoso le crudeli stelle,
Che m’hanno fatto di sensibil terra;
E maledico il dì ch’i’ vidi ’l Sole,
E che mi fa in vista un’uom nudrito in selva.
Non credo che pascesse mai per selva
20Sì aspra fera, o di nocte, o di giorno;
Come costei, ch’i ’piango a l’ombra, e al Sole:
E non mi stanca primo sonno, od alba;
Che, bench’i’ sia mortal corpo di terra,
Lo mio fermo desir vien dalle stelle.
25Prima ch’i’ torni a voi, lucenti stelle,
O tomi1 giù nell’amorosa selva,
Lassando il corpo, che fia trita terra;
Vedess’io in lei pietà: ch’in un sol giorno
Può ristorar molt’anni, e ’nnanzi l’alba
30Puommi arricchir dal tramontar del Sole.
Con lei foss’io da che si parte il Sole;
E non ci vedess’altri che le stelle;
Sol una notte; e mai non fosse l’alba;
E non si transformasse in verde selva
35Per uscirmi di braccia, come il giorno
Che Apollo la seguia quaggiù per terra.
Ma io sarò sotterra in secca selva
E ’l giorno andrà pien di minute stelle
Prima ch’a sì dolce alba arrivi il sole.
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Note
- ↑ Per "tomi" invece che "torni" vedasi Il vocabolario della Crusca