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PARTE. | 15 |
E non si transformasse in verde selva
35Per uscirmi di braccia, come il giorno
Che Apollo la seguia quaggiù per terra.
Ma io sarò sotterra in secca selva
E ’l giorno andrà pien di minute stelle
Prima ch’a sì dolce alba arrivi il sole.
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CANZONE IV.
Che nascer vide, ed ancor quasi in erba,
La fera voglia che per mio mal crebbe;
Perchè cantando il duol si disacerba,
5Canterò, com’io vissi in libertade,
Mentre Amor nel mio albergo a sdegno s’ebbe:
Poi seguirò, sì come a lui ne ’ncrebbe
Troppo altamente, e che di ciò m’avvenne:
Di ch’io son fatto a molta gente esempio:
10Benchè ’l mio duro scempio
Sia scritto altrove sì, che mille penne
Ne son già stanche, e quasi in ogni valle
Rimbombi il suon de’ miei gravi sospiri,
Ch’aquistan fede a la penosa vita:
15E se qui la memoria non m’aita,
Come suol fare, iscusilla i martiri,
Ed un penser che solo angoscia dalle,
Tal, ch’ad ogni altro fa voltar le spalle:
E mi face oblïar me stesso a forza:
20Che tié di me quel d’entro, ed io la scorza.
I dico, che dal dì che ’l primo assalto
Mi diede Amor, molt’anni eran passati,
Sì ch’io cangiava il giovenile aspetto:
E d’intorno al mio cor pensier gelati
25Fatto avean quasi adamantino smalto,
Ch’allentar non lassava il duro affetto:
Lagrima ancor non mi bagnava il petto.
Nè