Le poesie religiose (1895)/Ex umbra in solem
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EX UMBRA IN SOLEM
Uom ch’ai precetti di Sofia la rude
Orecchia a tempo e il fiero animo inchini,
Non armi, o Trezza, di celeste incude,
4Non rei destini
Premono o congiurata ira; ma solo
Che un raggio amico gli consenta il vero,
Poi che pe ’l tenebroso essere a volo
8Spinse il pensiero,
Pago riposa: dal guernito loco
Guarda le procellose onde e le infide
Fortune, e di Natura al vario gioco
12Mesto sorride.
Ma nel vulgo errabondo, a cui di mali
Falange iniqua il buon sentier contende,
Pigra, qual raggio in tenebre invernali,
16Verità scende:
Chè dove, incerto ognor de la dimane,
Bisogno acre assaetta i cori, e lenta
Fame, cui, più del vero, uopo è di pane,
20L’anime addenta,
E dove atroce sopra il collo incombe
Tirannia che d’uman sangue s’impolpa,
E, scelerando le fraterne tombe,
24Regna la colpa,
Chiara non già ne’ torbidi intelletti
Suona, o rigido Ver, la tua parola,
Non il tuo cibo leonino i petti
28Egri consola.
A loro idoli inani ed aurea plebe
Di sogni, onde s’ingemmano le amate
Ombre, e su fuor dalle percosse glebe
32Speranze alate
Giovano; a loro odj segreti e aprici
Tumulti e amor ch’ai dolci inganni alletta,
E tu, nume d’ignari e d’infelici,
36Sacra vendetta.
Pur fra l’ombre affannose, ove le incerte
Stirpi con legge indeprecata incalza
Nèmesi, come face in su deserte
40Macerie, s’alza
La Conscienza; e quanto più il conflitto
Si propaga degli anni, essa più splende,
Cresce all’aure nemiche, e al ciel con dritto
44Vertice tende.
Salve, o del tempo e della pena figlia,
Faticosa possanza, intimo sole
Che per l’onde e la notte, in cui periglia
48La mortal prole,
Fughi gli errori serpentosi e l’adre
Furie veglianti alle cercate rive,
Per te, di generose opere madre.
52Carità vive;
Per te il diritto e la giustizia, tua
Gemina stirpe, in fra’ mortali han voce;
L’acre umano pensier, poi che s’intua,
56Gitta la croce,
E per la gloriosa erta alle cime
Dell’Ideal, che in te s’accende e spira,
Ansando assorge, e alle ragioni prime
60Giungere aspira.