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Gaio Valerio Catullo - Poesie (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1889)
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Se il mio richiedere non sia molesto,
     Dove, di grazia, ti sei cacciato?

Al campo Marzio, al Circo, a questo
     E a quel librajo t’ho invan cercato;

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5Per fin nel tempio del sommo Giove
     E sotto a’ portici del Magno, dove

Di te sollecito richiesi a quante
     Donnette avessero lieto il sembiante:

“Chi di voi sappia, o cattivelle,
     10Del mio Camerio darmi novelle?”

Sì che scoprendosi una il sen tosto:
     “Fra queste rosee ciocce è nascosto!”

È impresa erculea scovarti omai:
     Se nella guardia di Creta mai

15Mi trasformassero, se mai portato
     Fossi di Pegaso sul dorso alato;

S’io Perseo alípede, o Lada, o asceso
     In su la nivea biga di Reso,

Di te, o Camerio, movessi in traccia,
     20(E qui tu aggiungere puoi, se ti piaccia,

A’ desiderj miei tutti intenti
     Uccelli, celeri corsieri e venti),

Pur fino all’intime midolle fiacco
     Cadrei, cercandoti, languido e stracco,

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25Ma che superbia bizzarra, io dico,
     Ti fa nascondere da tutti, o amico?

Su via, dal guscio sbuca, o che stai?
     Coraggio, fídati, dimmi ove andrai.

Che davver t’abbiano, mio buon figliuolo,
     30Le lattee veneri preso al lacciòlo?

Se tieni a cintola la lingua, tutti
     Ti tocca perdere d’amore i frutti.

Ciarliera é Cípride; pur se hai giurato
     Serrare a doppia chiave il palato,

35Fa’ pure il comodo tuo, ma ad un patto,
     Ch’io sia partecipe d’amor sì fatto.