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Gaio Valerio Catullo - Poesie (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1889)
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T’affido, Aurelio, questo diletto
    Mio bimbo, e un umile favor chiegg’io:

Deh, se mai l’animo t’arse desio
    D’un amor nobile, d’un casto affetto,

5Puro a me serbalo, non già, s’intende,
    Dalle altrui granfie: cosa molesta

Temer non devesi da chi alla lesta
    Scantona e svicola per sue faccende.

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Ma di te pavido son, di cotesto
    10Cotal che intrepido s’impenna e rizza,

E dove piacciati, si caccia in lizza
    A duri e a teneri fanciulli infesto.

Deh! il mio risparmia, prego, ne ho dritto:
    Chè se un mal animo, se un reo furore

15Ti spinge a tendere lacci al mio core,
    E compj, o perfido, tanto delitto,

Allora, o misero, a’ piè legato,
    Come un adultero sarai trattato:

Rafani e muggini, l’abbi per certo,
    20Sentirai scorrere nell’antro aperto.