Le odi di Orazio/Libro quarto/I
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Libro quarto | Libro quarto - II | ► |
I.
Dopo lunghi ozj, o Venere,
Guerre ancor susciti? Deh, prego, lasciami:
Non son quale al benefico
4Regno di Cìnara. Smetti, o selvatica
Madre d’amori teneri,
Me, presso al decimo lustro ormai rigido,
Piegare a’ molli imperj:
8Vanne ove i giovani te blandi invocano;
Più tempestiva all’aule
Di Paolo Massimo, sovra a’ purpurei
Cigni, a trescare affrèttati,
12Se bruciar piacciati più idoneo fegato.
Giovin leggiadro, nobile,
A’ rei solleciti non muto, egregio
Di cento arti, ei per ampio
16Spazio i segnacoli di tua milizia
Ben porterà; e se d’emulo
Di doni prodigo potrà ben ridere,
Te d’Alba a’ laghi prossime
20Porrà marmorea fra palchi cìtrei.
Quivi d’incensi copia
Sorgerà a pascere tue nari; cetere
E berecintj flauti
24E canti e fistule ti fien delizia;
Quivi fanciulli e vergini
Fresche, lodandoti a mane e a vespero,
Assidui col piè candido
28A mo’ dei Salj faran tripudj.
Me non fanciul, non femmina,
Non di cor mutuo speranza credula
Giova omai, nè tra’ calici
32Pugnar, nè avvincermi di fior le tempie.
Ahi, Ligurin, di lacrime
Perchè mi stillano le guance? In subito
Silenzio disdicevole
36Perchè la facile mia lingua annodasi?
Ne’ sogni, a notte, sembrami
Prenderti, stringerti, seguir te rapido
Via per l’erbe del marzio
40Campo, te, perfido, per l’acque istabili.