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164 Le Odi di Orazio


        Giovin leggiadro, nobile,
A’ rei solleciti non muto, egregio
        Di cento arti, ei per ampio
16Spazio i segnacoli di tua milizia

        Ben porterà; e se d’emulo
Di doni prodigo potrà ben ridere,
        Te d’Alba a’ laghi prossime
20Porrà marmorea fra palchi cìtrei.

        Quivi d’incensi copia
Sorgerà a pascere tue nari; cetere
        E berecintj flauti
24E canti e fistule ti fien delizia;

        Quivi fanciulli e vergini
Fresche, lodandoti a mane e a vespero,
        Assidui col piè candido
28A mo’ dei Salj faran tripudj.

        Me non fanciul, non femmina,
Non di cor mutuo speranza credula
        Giova omai, nè tra’ calici
32Pugnar, nè avvincermi di fior le tempie.