Le odi di Orazio/Libro primo/XXV
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Libro primo
XXV
XXV
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XXV.
Scoton più rado omai la chiusa imposta
Con picchj spessi i giovani protervi,
Nè i sonni tuoi disturbano: le soglie
4Ama la porta,
Che prima molto agevole movea
I cardini. Odi or sempre men frequente:
«Io per te muojo qui, Lidia, e le lunghe
8Notti tu dormi?»
Alla tua volta or piangi agli arroganti
Ganzi già vecchia nel chiassuol deserto
Spregiata, quando all’interlunio il tracio
12Vento imperversa,
Ed a te amore fiammeggiante e foja,
Qual de’ cavalli agitar suol le madri,
Nell’ulceroso fegato insevisce,
16Non senza pianto
Che più d’edera verde e nericante
Mirto l’allegra gioventù si piaccia,
E al compagno del verno euro consacri
20L’aride frondi.