Le idee di una donna/Ad una incognita (Appendice)
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AD UNA INCOGNITA
(APPENDICE).
Ho ricevuto questo biglietto che trascrivo integralmente: “Benedetta la voce che si eleva a difendere la vera ed unica superiorità della donna! Benedetta la voce autorevole che proclama la santità della maternità! Ma chi ha dovuto rinunziare al più bel nome che possa far sussultare un cuore di donna, chi ha visto cadere a terra infranto un ideale tutto amore, sarà condannabile, buona e valorosa Neera, se, pur rifuggendo da ogni teatralità consacra l’ultimo resto della sua sterile giovinezza al lavoro dell’intelligenza?„ Firmato: “Una donna„.
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Ecco dunque che per quanto ci si metta di buona volontà non si riesce mai a farsi intendere da tutti. È scoraggiante, se vogliamo, non sufficiente tuttavia per farmi desistere dal consigliare quello che io credo il solo bene della donna. E a questa donna, a questa ignota, a quest’una fra mille mi piace oggi rispondere perchè altre ne potranno approfittare, considerando anzitutto che in una questione d’interesse così generale, il caso isolato non ha alcun valore.
La mia gentile anonima ha dovuto rinunziare al più bel nome che possa far sussultare un cuore di donna, ha visto cadere a terra infranto un ideale tutto amore; poveretta, è assai da compiangere, ma ciò non ha nulla di comune colla questione femminista.
Ella ha certamente tutto il diritto di consolarsi col lavoro dell’intelligenza, come lo avrebbe a coltivar fiori, a visitare ammalati, a occuparsi di opere benefiche, anche a viaggiare o a far raccolta di francobolli, insomma tutto quello che le pare e piace. Chi pensa mai a contrastarglielo? Resta però che tutte codeste belle cose non sono altro che fiches de consolation, pannicelli caldi, cerotti innocenti e che la ragione di esistere per la donna è precisamente quella che all’anonima è mancata; una profonda sventura per lei, non un’occasione di proclamare il progresso della donna per altre vie. Cerotto e pannicelli caldi non possono mai essere un progresso, nè una idealità; sono piccoli rimedi che ognuno di noi si applica il più segretamente possibile rimpiangendo il tempo in cui non ne aveva bisogno. I lavori dell’intelligenza che si fanno a caso disperato entrano appunto in questa categoria umile ed oscura; sono affarucci privati che non riguardano il pubblico. Ma poi la gentile anonima lo ha già detto “rifuggendo da ogni teatralità„ ed io mi immagino di vederla, questa donna infelice, raccolta in sè stessa, ascoltare e far sue le grandi voci della natura o quelle che per il tramite dell’arte pochi chiamati comunicano al largo pubblico dei sofferenti, e dar vita alle due sublimi parole dell’intedere e dell’ammirare in cui una nobile anima può trovare tanto diletto da riempirne l’esistenza. Così fosse sempre l’intelligenza per la donna quale lampada votiva che illumina il tempio, alla quale si rivolgono, sollevandosi, gli sguardi del celebrante e gli sguardi dei fedeli.
E se le serene contemplazioni della mente, i lunghi raccoglimenti, l’ammirazione silenziosa non bastano ad alcuni femminili spiriti irrequieti, si donino essi ancora e sempre alle opere d’amore. Pieno è il mondo di bambini abbandonati, di vite infrante, di cuori sanguinanti, di malati, di ribelli, di traditi, di gente a cui manca il sorriso e il bacio spirituale di una donna. Senza uscire dalla propria casa la donna ha modo di beneficare i suoi parenti, i suoi dipendenti, i vicini, gli amici, tutti coloro che vengono più o meno a contatto del di lei cuore e del di lei criterio illuminato. Se in ogni casa vi fosse una donna di proposito la quale non facesse altro che presenziare alla vita tanto basterebbe perchè una quantità di scogli venissero evitati e sciolte le più gravi questioni della felicità.
Un viaggiatore arrivando presso una tribù selvaggia trovò tutti gli abitanti schierati in processione attorno ad una vecchia la quale ornata di monili e di colori smaglianti, era fatta segno alle più grandi ovazioni della tribù che le saltellava intorno con capriole giulive e stridore assordante di grida e di istrumenti in segno di omaggio. Il viaggiatore domandò subito chi era quella vecchia a cui si rendevano insigni onori ed ebbe in risposta che si trattava del suo funerale. Come? Seppellite i vivi? esclamò il viaggiatore scandolezzato. E così era. La tribù, nomade, non potendo trascinare in lunghi viaggi i vecchi e gli infermi, li uccideva al principio di ogni spedizione, dando loro il contentino di un bel funerale anticipato ed ubbricandoli con tanto rumore e tanto lucicchìo, che la vittima stessa, stordita, camminava incontro alla morte come verso una apoteosi.
Costumi selvaggi, non è vero, mia signora? eppure non vedo che sia una cosa molto diversa quella che si sta ora preparando per noi. La soppressione della donna e della famiglia: ecco a che tende il così detto femminismo e naturalmente ci inorpellano con grosse parole rimbombanti affinchè ci apprestiamo a morire con grazia. Un mio avversario ebbe a dire una volta che per tre motivi soli si combatte il femminismo. Lo combatte, il Governo per gelosia di potere, lo combatte l’uomo per gelosia di sesso, e lo combatte fra le donne, la donna ignorante. Non appartenendo io dunque nè al Governo, nè al sesso forte, è chiaro come il sole che le mie opinioni provengono dalla mia ignoranza. Ebbene, quale donna ignorante reclamo il diritto di aver paura della morte.