Le feste di San Giovanni in Firenze/Parte prima/Capitolo III

Capitolo III

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§ III


Il dì 24 Giugno era il giorno solenne nel quale la Signoria riceveva i tributi delle Città e terre da lei dependenti; era questa una festa civile e politica nella quale la Repubblica Fiorentina compariva in tutto l’apparato della sua autorità e grandezza.

I Priori vestivano una veste lunga di color rosso foderata di ermellini con rivolte davanti e alle maniche. Portavano una berretta o cappuccio assai grande pure di color rosso, il Gonfaloniere poi aveva una gran veste lunga di velluto rosso, foderata di ermellini e sparsa di stelle d’oro; aveva la berretta con rivolte di ermellini, ornata di trine d’oro con perle e ricami d’argento a raggi. Il Preposto con abito di raso e lucco di velluto nero foderato di raso di più colori con cappuccio in capo. Il Podestà con abito eguale a quello dei Priori, ma senza cappuccio. Intorno alla Signoria che si assideva sui gradini della ringhiera era la famiglia del Palazzo, cioè Donzelli, Mazzieri ed altri uffiziali; e quindi la Guardia dei soldati e i trombettieri del Comune; quali vestivano un uniforme loro particolare, portando sul petto uno smalto d’argento con entro un Giglio rosso, ed avevano una tromba pur d’argento, alla quale era attaccato un pennoncello con l’arme della Repubblica.

Per descrivere poi ciò che costumava farsi sulla Piazza innanzi alla Signoria è duopo riferirsi alla narrazione che ne fa il Dati. «La mattina di San Giovanni chi va a vedere la Piazza dei Signori gli pare di vedere una [p. 17 modifica]cosa trionfale, magnifica e maravigliosa. Sono intorno alla Piazza cento torri che paiono d’oro portate quali con carrette, e quali con portatoi che si chiamano ceri fatti di legname, di carta e di cera con oro, e con colori e figure rilevate e dentro vi stanno uomini che fanno volgere di continuo e girare intorno quelle figure, quivi sono uomini a cavallo armeggiando, e quali sono pedoni con lance, e quali con palvesi correndo e quali sono donzelle che danzano a rigoletto. Appresso e intorno alla ringhiera vi ha cento pali o più nelle loro aste appiccati in anelli di ferro; e i primi sono quelli delle maggiori Città che danno tributo al Comune, come quello di Pisa, Arezzo, Pistoia, Volterra, Cortona, Lucignano e Castiglione Aretino, e di certi signori di Poppi e di Piombino che sono raccomandati dal Comune, e sono di velluto doppi foderati quale di raso, quale di drappo di seta; gli altri tutti sono di velluto o altri drappi listrati di seta, che pare una maravigliosa cosa a vedere. La prima offerta che si fa la mattina sono i capitani della parte Guelfa con tutti i cavalieri essendovi ancora signori, ambasciatori e cavalieri forestieri che vanno con loro con gran numero dei più onorevoli cittadini di Firenze; e col Gonfalone della parte Guelfa innanzi portato da uno dei loro donzelli sopra un grosso palafreno vestito di sopravveste di drappo, e il cavallo coperto fino a terra di drappo bianco col segno della parte Guelfa. Poi seguono i detti palii, ciascheduno di essi è portato da un cavallo, e gran parte l’uomo e il cavallo sono coperti di seta, e vanno per ordine come sono chiamati l’uno dietro l’altro ad offrire i detti palii alla chiesa di San Giovanni, e questi palii sono i tributi delle terre acquistate dai Fiorentini. [p. 18 modifica]I ceri eletti che paiono torri d’oro sono censi delle terra più antiche dei Fiorentini; e così per ordine di dignità vanno dietro l’uno all’altro a offrire a San Giovanni, e poi l’altro dì sono appiccati intorno alla Chiesa dentro, e stanno tutto l’anno così fino all’altra festa, e poi si tolgono i vecchi, e se ne fa paramenti e palii da altari: e parte dei detti palii si vendono all’incanto. Dopo questi si va ad offerire una maravigliosa moltitudine di cerotti grandi quali di libbre 100, quali 50 e quali meno portati in mano dai contadini di quelle ville che gli offrono. Dipoi vanno ad offrire i signori della zecca con un magnifico cero portato da un ricco carro adorno, tirato da un paio di bovi coperti col seguo ed arme di detta zecca; e detti signori sono accompagnati da circa 400 tutti venerabili uomini, matricolati e sottoposti all’arte di calimala. Di poi vanno ad offrire i signori priori e loro colleghi col potestà, capitano ed esecutore con tanto ornamento e servitori e con tanti strumenti di pifferi e trombe, che pare che tutto il mondo ne risuoni. E tornati che sono i signori vanno ad offrire tutti i corsieri che sono venuti per correre al palio, e dopo loro tutti i Fiamminghi e Bramanzoni che sono in Firenze, tessitori di panni dì lana, e dopo questi sono offerti dodici prigioni, i quali per misericordia sono tratti di carcere, per gli oppor tuni consigli a onore di San Griovanni. Fatte queste cose e offerte, tutti gli uomini e donne tornano a casa a desinare, e per tutta la Città si fa quel dì, nozze e gran conviti con tanti pifferi, suoni, canti, balli, feste e letizia e ornamenti che pare che quella terra sia il Paradiso.»