Le favole di Esofago da Cetego/XIII

Favola XIII.
ZENOBIA, ED UN PROTOMEDICO.

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Favola XIII.
ZENOBIA, ED UN PROTOMEDICO.
XII XIV
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FAVOLA XIII.




ZENOBIA, ED UN PROTOMEDICO.


La Regina Zenobia, per quanto scrive il Salgado ne’ suoi laberinti, fu moglie adottiva di Alessandro Magno, da cui ebbe tre figliuoli emancipati, cioè Bano, Tabano, ed il terzo, che per aver arctato 1 gli altri due a farsi Frati, fu chiamato Artabano. Ella fu un’eroina addestrata alla guerra, ed andava sempre vestita a ferro, e fuoco, e per il suo valore stette sempre dietro gli omeri di Alessandro nella famosa battaglia dei Tarli, ove restarono immobili tremila Eunuchi sul campo di giornate 3, tavole 10, piedi 8. Egli è da credere, che codesta Regina, giusta la consuetudine di Bolgaro 2, vivesse casta ed onesta in compagnia de’ suoi figliuoli, dacchè per decenza del suo incesso camminava con piccole ruote sotto i piedi, appoggiata su due crosse 3 di smilace per non dimenar le trolle 4: ond’è, che salvo per un passo disastroso della Liguria, non fu mai veduta a far arco delle sue ginocchia, ad onor delle quali fu perciò fabbricata la Città di Genova, leggendosi negli Annali di Lattanzio: Genuae turres, et portae ex Zenobiae genibus ortae, ed in una lapide del dormitorio delle Monache Zenobite in piazza Novara: hic Zenobia nono mense paritura Genua sua aperuit, et Genuam peperit feliciter. Si dice ancora, che Zenobia chiamata dai Giansenisti Genobia, sia stata la fondatrice della Città di Genova, avvegnachè avendo le ginocchia gonfie, [p. 79 modifica]si fece dare un taglio da Genicolo barbiere delle donne illustri, onde uscinne molta acqua, che fu la sorgente del lago di Genova, alle cui ripe fu fabbricata la Città consaputa, vedendosi tuttora sulla porta verso Parigi l’iscrizione dicente ex Zenobiae tumidis genibus Geniculi ope genus lymphae scaturiens Genuae lacum, et urbem genuit.

Zenobia adunque trovandosi invecchiata, fece chiamare a se il Protomedico Lachetta, acciò le desse qualche rimedio per isgravarsi dagli anni. Il Protomedico le condusse l’esempio del cocodrillo, che mutando la pelle ringiovenisce più volte, onde consigliò Zenobia di farsi levare tutta la pelle d’indosso. Zenobia, che osservò essere il Protomedico anche molto invecchiato gli disse: tu dovresti avanti d’ogni cosa far lo sperimento sopra di te, perchè ne’ tuoi libri sta scritto, che la prima carità comincia dal secesso, prima caritas incipit a seipso. Rispose il Protomedico: io non ho bisogno di questo rimedio, poichè mi torna a conto di essere sempre vecchio, siccome la vecchiaja è un tributo, che dà credito alla Medica professione. Allora Zenobia gli fece segno di ritirarsi, ed egli all’usanza dei Filistei procedendo a rinculone per non voltar la schiena alla Regina, diede una stincata nella quarra dello scabello, che gli stava dietro, per lo che ebbe a scorticarsi quel poco. Il Protomedico essendosi lacerata la pelle, disse: se io cangio la pelle mio malgrado, è perchè la vipera ha morsicato il ciarlatano.

Moralità.

Quod quisque juris etc.

Note

  1. [p. 106 modifica]Per avere arctato; voce tratta dal latino, e significa in italiano per avere costretto, obbligato ec.
  2. [p. 106 modifica]Bolgaro; qui l’autore pare voglia alludere al borgo vicino a Torino detto Borghe; però al senso pare più verosimile voglia intendere un autore legale così chiamato, celebre presso i giuristi, in specie perchè vuole che quando il testatore lascia alla moglie l’usufrutto senz’altra spiegazione, che colla generica espressione, secondo la consuetudine, s’interpreti che abbia ella diritto soltanto agli alimenti ed indumenti, non già agli altri usufrutti de’ mobili, e stabili, da cui secondo esso intendesi affatto esclusa, se il marito non gli ha espressamente legati. Questo testamento chiamasi secondo la consuetudine di Bolgaro.
  3. [p. 106 modifica]Crosse; voce piemontese, in italiano stampelle.
  4. [p. 106 modifica]Trolle; voce piemontese, in italiano gambe.