Le donne di casa Savoia/I. Ancilla

I. Ancilla

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Introduzione II. Adelaide di Susa

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Ancilla
moglie di Umberto I Biancamano
990-1050.
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I.

ANCILLA

n. circa il 990 — m. circa il 1050


Salve, o tu buona.



F
ra le nebbie del Medio Evo, in quell’epoca fantasmagorica e cavalleresca, il cui mistero ha per noi tante attrattive; quando i cavalieri sconosciuti e le dame velate erano ovunque accolti e festeggiati con entusiasmo, e non si chiedeva ad un valoroso di chi fosse figlio o nipote, accettandolo soltanto per i pregi propri e le proprie virtù, si trovano già le traccie dei progenitori della famiglia Sabauda, Umberto Biancamano Conte di Moriana, e la sposa di lui Ancilla, figlia di Manasse Conte di Savoia, a detta di alcuni, a detta di altri, sorella di Ulderico II, Conte del Vallese.

Tutto il dominio di Umberto consisteva allora nelle provincie di Salmorene, di Savoia, di Moriana, di Belley, della Equestre, poco al di là di Ginevra, e di Aosta, avendo però qualche dipendenza dai re di [p. 2 modifica]Borgogna; e la sua residenza era nel Castello di Carboniera, nella Contea di Moriana.

Ancilla era giovanissima quando si sposò, nel 1002, ad Umberto; e dopo un giro intrapreso nel dominio, giungendo essi il 15 giugno al Castello, dice la tradizione, uno sciame di cigni, diguazzanti in un laghetto naturale, a piè della balza ove sorgea l’edifizio, si fece incontro alla bella Contessa, e la salutò con grida ripetute e festose, come conquisi da tanta gentilezza.

E gentile, buona e bellissima, ella era infatti al più alto grado, e tutti sono concordi a ripeterlo, quei che di lei, in tutte le epoche, si sono occupati.

Amò il marito veracemente, sentitamente, nè mai ebbe un pensiero o una volontà da lui discorde; e lo fece padre felice di quattro figli, tutti buoni, prodi e virtuosi; Amedeo e Oddone che successero l’un dopo l’altro al padre, Burcardo che vestì l’abito talare e giunse alla dignità di Vescovo, ed Aimone.

Alla morte di Rodolfo Re di Borgogna (che avvenne nel 1032), senza figli, il regno, per volontà dell’estinto, doveva passare nel dominio dell’Imperatore Corrado, detto il Salico, suo nipote d’alleanza; ma Ottone, Conte di Sciampagna, altro nipote, figlio di una di lui sorella, per certe sue buone ragioni da esso escluso dalla successione, vi si oppose e ne tentò la conquista. L’audacia di lui stava per raccogliere buon frutto, essendo riuscito a chiudere prigioniera nella sua stessa reggia la Regina vedova Ermengarda, [p. 3 modifica] quando Umberto Biancamano, accordatosi col Vescovo di Milano, e con Bonifazio Marchese di Toscana, risolse di accorrere là, a sostenere i diritti dell’Imperatore, e liberare la vedova.

Fu allora che Ancilla mostrò la fortezza e la nobiltà del suo cuore, imprimendo un esempio imperituro a tutte le donne della sua stirpe. Abbracciando il marito sul punto in cui questi stava per montare in arcione, gli disse coraggiosamente:

— Va!... Salva gli oppressi; magnanimità e giustizia siano l’insegna di Casa Savoia!

Un secondo abbraccio del marito, che la trattenne sul suo cuore, le disse quanto fossero, più delle imbelli lacrime, care ad esso quelle parole.

E Umberto andò, si pose alla testa dell’esercito, e, fatta trionfare la giustizia, tornò poi alle gioie della famiglia insignito della carica di Luogotenente dell’Imperatore, in Borgogna.

Il regno di Borgogna, al principio del secolo XI, era formato dall’attuale Svizzera, Savoia, Delfinato, Provenza. La morte di Rodolfo ne segnò la dissoluzione, e per la Casa di Savoia, come per tutti gli altri vassalli, l’assoluta signoria degli Stati fin’allora posseduti, e la speranza e l’opportunità di acquistarne dei nuovi.

Così, fin dai primi tempi, una benefica stella sorrise ai valorosi di Casa Savoia; e Ancilla, riabbracciando nello sposo il vincitore di Ginevra, come da allora fu chiamato, ebbe a provare la dolce soddisfazione [p. 4 modifica] di avervi colla sua abnegazione contribuito, e ne ringraziò vivamente il Cielo.

Altre imprese di Umberto non ricorda particolarmente la storia, perchè l’età in cui visse è oramai troppo lontana, ma la fama di lui, raccomandata alla tradizione, è così grande, che non si cancellerà per volgere di secoli.

Ancilla, stata ottima madre ai suoi figli, sorrideva alla speranza di vedersi ava affettuosa ai nipoti, e cooperatrice alla nuora nel crescerli degni del padre e dell’avo; ma questo suo desiderio parve non dovesse essere appagato, giacchè un bel bambino, Umberto, figlio unico del suo primogenito Amedeo, fu precocemente rapito all’affetto di tutta la famiglia.

E quando Umberto Biancamano morì, nessuna culla, nel castello della Carboniera, attenuava il dolore recato da quel letto di morte. Ciò avveniva nel 1048, ed Umberto fu sepolto nella cattedrale di San Giovanni in Moriana, dove sorge il suo monumento.

Ancilla, cui ogni sua aspirazione sempre fu di rendersi degna del suo nobile compagno, e che «seppe sempre camminare con piè fermo all’altezza di lui, non mai discordando da quella temperanza di costumi che mantiene dignità e leggiadria» non gli sopravvisse a lungo, e buona e mite come era vissuta, si addormentò in questa vita, per ridestarsi al di lui fianco, là dove tutto è imperituro.