Le cento novelle antiche/Novella XXXIV
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Come due nobili cavalieri s’amavano di buono amore.
NOVELLA XXXIV.
Due nobili cavalieri s’amavano di grande amore; l’uno avea nome messer G., e l’altro messere S. Questi due cavalieri s’aveano lungamente amato. L’uno di questi si mise a pensare, e disse così; messere S. ha uno bello palafreno; se io li le cheggio, darebbelm’elli? E così pensando1, facea il partito nel pensiero, dicendo: sì darebbe. E così tral sì e ’l no vinse il partito che non li le darebbe. Il cavaliere fu turbato. E cominciò a venire col sembiante strano contro all’amico suo. E ciascuno giorno in pensare cresceva e rinovellava il cruccio. Lasciolli di parlare, e volgeasi, quando elli passava, in altra parte. Le genti si maravigliavano, et elli medesimo si maravigliava forte. Uno giorno avvenne che messere S., il
cavaliere il quale avea il palafreno, non poteo più sofferire; andò a lui, e disse: compagno mio, perchè non mi parli tu? perchè se’ tu crucciato? Elli rispose: perch’io ti chiesi lo palafreno tuo, e tu lo mi negasti. E quelli rispose: questo non fu giammai. Non può essere. Lo palafreno e la persona si è tua, ch’io l’amo come me medesimo. Allora lo cavaliere si riconciliò, e tornò in sull’amistade usata, e riconobbe che non avea ben pensato.
Note
- ↑ e così pensando ecc. Qui senza dubbio il testo è viziato, e mancaci qualche cosa necessaria a rendere il senso compiuto. Il Borghini legge: e così pensando l’uno cuore li dicea: sì darae; e l’altro li dicea: non darae. E così tra ’l si e ’l no vinse il partito ecc. Secondo questa lezione tutto cammina bene; e perciò sembra che così debba stare.