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ni doman a questa algura. E molto si contò poi la novella in Provenza, per novissima risposta ch’avea fatto, sanza pensare, quella femina.
Come due nobili cavalieri s’amavano di buono amore.
NOVELLA XXXIV.
Due nobili cavalieri s’amavano di grande amore; l’uno avea nome messer G., e l’altro messere S. Questi due cavalieri s’aveano lungamente amato. L’uno di questi si mise a pensare, e disse così; messere S. ha uno bello palafreno; se io li le cheggio, darebbelm’elli? E così pensando1, facea il partito nel pensiero, dicendo: sì darebbe. E così tral sì e ’l no vinse il partito che non li le darebbe. Il cavaliere fu turbato. E cominciò a venire col sembiante strano contro all’amico suo. E ciascuno giorno in pensare cresceva e rinovellava il cruccio. Lasciolli di parlare, e volgeasi, quando elli passava, in altra parte. Le genti si maravigliavano, et elli medesimo si maravigliava forte. Uno giorno avvenne che messere S., il cava-
- ↑ e così pensando ecc. Qui senza dubbio il testo è viziato, e mancaci qualche cosa necessaria a rendere il senso compiuto. Il Borghini legge: e così pensando l’uno cuore li dicea: sì darae; e l’altro li dicea: non darae. E così tra ’l si e ’l no vinse il partito ecc. Secondo questa lezione tutto cammina bene; e perciò sembra che così debba stare.