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liere il quale avea il palafreno, non poteo più sofferire; andò a lui, e disse: compagno mio, perchè non mi parli tu? perchè se’ tu crucciato? Elli rispose: perch’io ti chiesi lo palafreno tuo, e tu lo mi negasti. E quelli rispose: questo non fu giammai. Non può essere. Lo palafreno e la persona si è tua, ch’io l’amo come me medesimo. Allora lo cavaliere si riconciliò, e tornò in sull’amistade usata, e riconobbe che non avea ben pensato.
Qui conta del maestro Taddeo di Bologna.
NOVELLA XXXV.
Maestro Taddeo leggendo a’ suoi scolari in medicina, trovò che chi continovo mangiasse nove dì petronciano1, diverrebbe matto. E provavalo secondo la fisica. Uno suo scolare, udendo quel capitolo, propuosesi di volerlo provare. Prese a mangiare de’ petronciani et in capo di nove di venne dinanzi al maestro, e disse: maestro, il cotale capitolo che leggeste non è vero; però ch’io l’hoe provato, e non sono matto. E pur alzossi, e mostrolli il culo. Scrivete, disse il maestro, che tutto questo del petronciano è provato; e facciasene nuova chiosa.
- ↑ petronciano; in Lombardia melanzana. Fu chiamata anche mela insana. Avrebbe mai così fatta denominazione indotto mastro Taddeo in una tal credenza?