Le cento novelle antiche/Novella XXIV

Novella XXIV

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Come lo ’mperadore Federigo fece una quistione a duo savi, e come li guidardonò.


NOVELLA XXIV.


Messere lo ’mperadore Federigo si avea duo grandissimi savi; l’uno avea nome messer Bolgaro, e l’altro messer M.1. Stando lo ’mperadore un giorno tra questi savi, l’uno si era dalla destra parte e l’altro dalla sinestra. E lo ’mperadore fece loro una quistione, e disse: signori, secondo la vostra legge, poss’io a’ sudditi miei, a cui io mi voglio, torre ad uno, e dare ad un altro, sanza altra cagione? acciocchè io sono signore: e dice la legge che ciò che piace al signor si è legge intra i sudditi suoi. Dite se io lo posso fare, poichè mi piace. L’uno de’ duo savi rispose: messere, ciò che ti piace puoi fare dei sudditi tuoi sanza colpa. L’altro rispose, e disse: messer, a me [p. 43 modifica]non pare, perocchè la legge è giustissima, e le sue condizioni si vogliono giustissimamente osservare e seguitare. Quando voi togliete, si vuole sapere perchè, et a cui date. Perchè l'uno e l’altro savio dicea vero, ad ambidue donoe. All’uno donò cappello scarlatto e palafreno bianco. Et all’altro donò che facesse una legge a suo senno. Di questo fu quistione intra’ savi, a cui avea più riccamente donato. Fue tenuto che a colui ch’avea detto che poteva dare e torre come li piacea, donasse robe e palafreno come a giullare, perchè l’avea lodato. A colui che seguitava la giustizia, si diede a fare una legge.


Note

  1. e l’altro messer M., cioè messer Martino Gosio. Era questo competitore di Bolgaro e suo antagonista. Professava e l’uno e l’altro diritto in Bologna.