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non pare, perocchè la legge è giustissima, e le sue condizioni si vogliono giustissimamente osservare e seguitare. Quando voi togliete, si vuole sapere perchè, et a cui date. Perchè l'uno e l’altro savio dicea vero, ad ambidue donoe. All’uno donò cappello scarlatto e palafreno bianco. Et all’altro donò che facesse una legge a suo senno. Di questo fu quistione intra’ savi, a cui avea più riccamente donato. Fue tenuto che a colui ch’avea detto che poteva dare e torre come li piacea, donasse robe e palafreno come a giullare, perchè l’avea lodato. A colui che seguitava la giustizia, si diede a fare una legge.
Come il soldano donò a uno dugento marchi, e come il tesoriere li scrisse, veggente lui, ad uscita.
NOVELLA XXV.
Saladino fu soldano, nobilissimo signore, prode e largo. Un giorno donava a uno dugento marchi, che l’avea presentato uno paniere di rose di verno ad una stufa. Il tesorieri suo dinanzi da lui si scrivea ad uscita: scorseli la penna, e scrisse trecento. Disse il Saladino: che fai? Disse il tesoriere: messere, errava; e volle dannare1 il sopra più. Allora il Saladino parlò: non dannare; scrivi quattrocento. Per mala ventura, s’una tua penna sarà più larga di me.
- ↑ dannare, qui val lo stesso che cancellare.