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suo barlione. Lo ’mperatore li fece contare la novella più volte in grande sollazzo. Li baroni l’udiro con gran festa. E lo ’mperadore disse: conosceresti tu tuo barlione? Sì, messere. Allora lo ’mperador si trasse lo barlione di sotto, per dar a diveder ch’elli era suto. Allora lo ’mperadore, per la nettezza di colui, li donò molto riccamente.


Come lo ’mperadore Federigo fece una quistione a duo savi, e come li guidardonò.


NOVELLA XXIV.


Messere lo ’mperadore Federigo si avea duo grandissimi savi; l’uno avea nome messer Bolgaro, e l’altro messer M.1. Stando lo ’mperadore un giorno tra questi savi, l’uno si era dalla destra parte e l’altro dalla sinestra. E lo ’mperadore fece loro una quistione, e disse: signori, secondo la vostra legge, poss’io a’ sudditi miei, a cui io mi voglio, torre ad uno, e dare ad un altro, sanza altra cagione? acciocchè io sono signore: e dice la legge che ciò che piace al signor si è legge intra i sudditi suoi. Dite se io lo posso fare, poichè mi piace. L’uno de’ duo savi rispose: messere, ciò che ti piace puoi fare dei sudditi tuoi sanza colpa. L’altro rispose, e disse: messer, a me

  1. e l’altro messer M., cioè messer Martino Gosio. Era questo competitore di Bolgaro e suo antagonista. Professava e l’uno e l’altro diritto in Bologna.