Le cento novelle antiche/Novella XXII

Novella XXII

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Come allo ’mperadore Federigo fuggì uno Astore dentro in Melano.


NOVELLA XXII.


Lo ’mperadore Federigo stando ad assedio a Melano, si li fuggì un suo astore, e volò dentro a Melano. Fece ambasciadori, e rimandò per esso. La potestade ne tenne consiglio. Arringatori v’ebbe assai. Tutti diseano che cortesia era a rimandarlo, più ch’a tenerlo. Un melanese vecchio di gran tempo consigliò alla podestà, e disse così: come ci è l’astore, così ci fosse lo ’mperadore, che noi lo faremmo dissentire1 di quello ch’elli fa al distretto di Melano. Perch’io consiglio che non li si mandi. Tornaro li ambasciadori, e contaro allo ’mperadore, siccome consiglio n’era [p. 40 modifica]tenuto. Lo ’mperadore, udendo questo, disse: come può essere? trovossi in Melano niuno che contraddicesseFonte/commento: 170 alla proposta? Risposero li ambasciadori: messer sì. E che uomo fu? Messere, fu uno vecchio. Ciò non può essere, rispose lo ’mperadore, che uomo vecchio dicesse sì grande villania. Messere, pur fue. Ditemi, disse lo ’mperadore, di che fazione2, e di che era vestito? Messere, era canuto e vestito di vergato3. Ben può essere, disse lo ’mperadore, da che è vestito di vergato, ch’elli è un matto.

Note

  1. dissentire; sentire il contrario, cioè pentirsi dipoi di quello che s'era fatto.
  2. di che fazione? Deriva fazione dal francese façon nella significazione di faccia, cera, aria del volto.
  3. di vergato. Nota Saba da Castiglione che il vestir di vergato si disdiceva ad uom savio in quel tempo.