Le cento novelle antiche/Novella XIX

Novella XIX

../Novella XVIII ../Novella XX IncludiIntestazione 17 febbraio 2014 100% Da definire

Novella XVIII Novella XX
[p. 32 modifica]

Della grande libertà1 e cortesia del re giovane2.


NOVELLA XIX.


Leggesi della bontà3 del re giovane guerreggiando col padre per lo consiglio di Beltramo. Lo quale Beltramo si vantò ch’elli avea più senno che niuno altro. [p. 33 modifica]Di ciò nacquero molte sentenzie, delle quali ne sono qui scritte alquante. Beltramo ordinò con lui, ch’elli si facesse dare al padre la sua parte di tutto lo tesoro. Lo figliuolo il domandò tanto che l’ebbe. Quelli il fece tutto donare a gentili genti et a poveri cavalieri, sì che rimase a neente, e non avea che donare. Un uomo di corte li addomandò che li donasse. Quelli rispose ch’avea tutto donato: ma tanto mi è rimaso ancora, ch’i’ ho nella bocca un laido dente4, onde mio padre ha offerti duo mila marchi a chi mi sa sì pregare ch’io lo diparta dagli altri. Va a mio padre, e fatti dare li marchi, et io il mi trarrò di bocca alla tua richiesta. Il giullare andò al padre, e prese li marchi, et elli si trasse il dente. Et un altro giorno avvenne ch’elli donava a uno gentile dugento marchi. Il siniscalco ovvero tesoriere prese quelli marchi, e mise uno tappeto in una sala, e versollivi suso, et uno luffo5 di tappeto mise di sotto, perchè il monte paresse maggiore. Et andando il re giovane per la sala, li le mostrò il tesoriere, dicendo: or guardate, messer, come donate. Vedete quanti sono dugento marchi, che li avete così per neente. E quelli avvisò, e disse: picciola quantitade mi sembra a donare a così valente uomo. Dara’line quattrocento, chèFonte/commento: 170 troppo credeva che fossero più i dugento marchi, che non mi sembrano a vista.

Note

  1. Nel titolo di questa Novella e della seguente la voce libertà è sincopata, e sta in vece di liberalità. Libertà è in tutti due i luoghi anche nella stampa del 72: tuttavia il Manni legge liberalità.
  2. In questa Novella e nell’altra che viene appresso, legge del re giovane anche il Borghini. Il Manni al contrario vuol che si legga Giovanni; ma egli, s’io non erro, s’inganna. Arrigo II. d’Inghilterra ebbe quattro figliuoli, il primogenito de’ quali avea nome Arrigo ancor egli, e il quarto Giovanni. Arrigo fu coronato re d’Inghilterra in età di quindici anni, vivente il padre, e per distinguerlo da esso, si chiamava il re giovane. Giovanni fu coronato re d’Irlanda in età assai giovanile ancor egli. Nacque da ciò che fu talora dagli scrittori scambiato l’uno con l’altro. Egli è tuttavia certo che quegli che era teneramente amato da Beltramo, che fu suscitato da lui contro al padre, e che morì prima del genitore, come si narra nella Novella seguente, fu Arrigo e non Giovanni, il quale anzi fe’ morir il padre di crepacuore. È adunque da ritenersi qui del re giovane. Intorno a ciò merita d’esser letta la erudita e giudiziosa Nota del sig. Viviani sopra que’ versi della Divina Commedia (Inf., cant. XXVIII)

    ″Sappi ch’io son Beltram dal Bornio, quelli
    ″Ch'al re giovane diedi i mal conforti,

    la qual si trova alla pag. 248 e segu. della edizione fattasene recentemente in Udine per le cure di quel valentissimo letterato.
  3. Leggesi della bontà ecc. Qui zoppica la sintassi, in qualunque modo si voglia regolare l’interpunzione. Ha lo stesso difetto anche nella stampa del 72, e parimente in quella che noi dobbiamo al Manni.
  4. laido dente. Noi diremmo dente guasto.
  5. et uno luffo. Luffo dicesi di qualunque cosa ravviluppata. Luffo di stoppa, luffo di bambagia, luffo di panno; e così discorrendo. Lo stesso che batuffolo.