Le cento novelle antiche/Novella LXI
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Novella LX | Novella LXII | ► |
Qui conta di Socrate filosofo, come rispose a’ greci.
NOVELLA LXI.
Socrate fu nobile filosofo di Roma, et al suo tempo mandaro e Greci nobile e grandissima ambasceria ai romani. E la forma della loro ambasciata si fu per difendersi da’ romani del tributo che davano loro con ragione. E fue loro così imposto dal soldano. Andrete, et userete ragione. E se vi bisogna, usarete moneta. Li ambasciadori giunsero a Roma. Propuosesi la forma della loro ambasciata nel consiglio di Roma. Il consiglio di Roma provide, la risposta della domanda de’ greci, che si dovesse fare per Socrate filosofo, senza niuno altro tenore. Riformando il consiglio che in Roma stesse, acciò che per Socrate fosse risposto. Li ambasciadori andaro colà dove Socrate abitava, molto di lungi da Roma, per opporre le loro ragioni dinanzi da lui. Giunsero alla casa sua la quale era di non gran vista. Trovaro lui che cogliea erbetta. Avvisarolo da lungi. L’uomo era di non grande apparenza. Parlaro insieme, consideranti tutte le soprascritte cose. E dissero intra loro. Di costui avremo noi grande mercato; acciocchè sembiava loro anzi povero che ricco. Giunsero, e dissero: Dio ti salvi, uomo di grande sapienzia, la quale non può essere picciola, poi che li romani t’hanno conmessa così alta risposta chente è questa. Mostrarli la informagione di Roma, e dissero a lui: proporremo dinanzi da te le nostre ragionevoli ragioni le quali sono molte. Il senno tuo provederà il nostro diritto. E sappi che siamo di ricco signore: prenderai questi perperi1 e quai sono molti, et al nostro signore è neente, et a te può essere molto utile. E Socrate rispose alli ambasciadori, e disse: voi pranzerete innanzi, e poi intenderemo a’ vostri bisogni. Tennero lo invito, e pranzaro assai cattivamente, sanza molto rilevo. Dopo il pranzo parlò Socrate alli ambasciadori, e disse: signori, qual è meglio tra una cosa o due. Li ambasciadori risposero: le due. E que’ disse: or andate ad ubbidire a’ romani con le persone; chè se ’l comune di Roma avrà le persone de’ greci, elli avrà le persone e lo avere. E s’io togliesse l’oro, i romani perderebbeno la loro intenzione. Allora li ambasciadori si partiro dal filosofo assai vergognosi, et ubbidiro a romani.
Note
- ↑ questi perperi. Perpero, moneta degl’Imperatori greci. Trovasi mentovata anche da Filippo Villani. Crede il Menagio che da perpero si sia fatto sperperare.