Le cento novelle antiche/Novella LXII
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Novella LXI | Novella LXIII | ► |
Qui conta una Novella di messer Roberto
NOVELLA LXII.
Arimini monte si è in Borgogna, et avvi un sire che si chiama messer Roberto, et è contado grande. La contessa antica e sue cameriere si aveano un portiere milenso, et era molto grande della persona, et avea nome Baligante. L’una delle cameriere cominciò a giacere con lui; poi il manifestò a un’altra, tanto che così andò fino alla contessa. Sentendo la contessa ch’elli era a gran misura, giacque con lui. Il sire lo spiò. Fecelo ammazzare, e del cuore fe’ fare una torta, e presentolla alla contessa et alle sue cameriere, e mangiaronla. Dopo il mangiare, venne il signore a corteare, e domandò chente fu la torta. Tutte risposero: bona. Allora rispose il sire: ciò non è maraviglia, che Baligante v’è piaciuto vivo, s’elli vi piace di morto. E la contessa e le cameriere, quando intesero il fatto, si vergognaro, e videro bene ch’elle aveano perduto l’onore di questo mondo. Arrendèrsi monache, e fecero un monistero che si chiamava il monistero delle nonane di Rimino monte. La casa crebbe assai, e divenne molto ricca. E questo si conta in Novella che è vera. Che v’è quel costume, che quando elli vi passasse alcuno gentiluomo con molti arnesi, et elle il faceano invitare, e faceanli grandissimo onore. E la badessa e le suore li veniano incontro, et in sul donneare, quella che più li piacesse, quella il servia, et accompagnava a tavola et a letto. La mattina sì si levava, trovavali l’acqua e tovaglia, e quando era lavato, et ella li apparecchiava un ago vuoto et un filo di seta, e convenia che s’elli si volea affibbiar da mano, ch’elli mettesse lo filo nella cruna dell’ago, e s’alle tre volte avvisasse che non lo vi mettesse, sì li toglieano le donne tutto suo arnese, e non li rendeano neente. E se mettea il filo alle tre volte nell’ago, sì li rendeano l’arnese suo, e donavanli di belli giojelli.