Pagina:Le cento novelle antiche.djvu/102


83


mercato; acciocchè sembiava loro anzi povero che ricco. Giunsero, e dissero: Dio ti salvi, uomo di grande sapienzia, la quale non può essere picciola, poi che li romani t’hanno conmessa così alta risposta chente è questa. Mostrarli la informagione di Roma, e dissero a lui: proporremo dinanzi da te le nostre ragionevoli ragioni le quali sono molte. Il senno tuo provederà il nostro diritto. E sappi che siamo di ricco signore: prenderai questi perperi1 e quai sono molti, et al nostro signore è neente, et a te può essere molto utile. E Socrate rispose alli ambasciadori, e disse: voi pranzerete innanzi, e poi intenderemo a’ vostri bisogni. Tennero lo invito, e pranzaro assai cattivamente, sanza molto rilevo. Dopo il pranzo parlò Socrate alli ambasciadori, e disse: signori, qual è meglio tra una cosa o due. Li ambasciadori risposero: le due. E que’ disse: or andate ad ubbidire a’ romani con le persone; chè se ’l comune di Roma avrà le persone de’ greci, elli avrà le persone e lo avere. E s’io togliesse l’oro, i romani perderebbeno la loro intenzione. Allora li ambasciadori si partiro dal filosofo assai vergognosi, et ubbidiro a romani.

  1. questi perperi. Perpero, moneta degl’Imperatori greci. Trovasi mentovata anche da Filippo Villani. Crede il Menagio che da perpero si sia fatto sperperare.