Le avventure di Sherlock Holmes/La lega dei Rouquins/I

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La lega dei Rouquins La lega dei Rouquins - II
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LA LEGA DEI «ROUQUINS»




I.


Ecco, signore, l’ho trovato questo annuncio che mi ha per tanto tempo preoccupato, e che oggi mi conduce a voi. Comparve nel Morning Post il 29 agosto ed è così concepito:


“Alla lega dei Rouquins!

“Grazie alla generosità del fu Ezechiello Hopkin di Lebanon, Pennsylvanie la lega dei Ronquins offre una pensione di 400 lire al mese ad ogni persona di sesso maschile, che abbia i capelli rossi, abbia oltrepassato i 21 anni e sia riconosciuta degna di questo favore. I candidati sono pregati di presentarsi lunedì 1 settembre a un’ora, negli uffici della lega, 7 Pope’s Court, Duncan Strett!” [p. 42 modifica]

La persona che così parlava, seduta in un seggiolone in casa di Sherlock Holmes era un onesto imprenditore dietro pegni, chiamato Jabes Wilson venuto quel mattino dall’amico mio per consultarlo sopra un’affare importante. L’uomo aveva l’aspetto di un tranquillo borghese di Londra, alquanto pingue, col volto inquadrato da un collare di barba rossa e il cranio provveduto di una capigliatura della stessa tinta. Oh! quella capigliatura! Aveva attirata la mia attenzione appena quel personaggio era comparso: la si avrebbe detta una fiamma pazza svolazzante su quel capo, dalla fronte all’occipite!

E come Sherlock lo incalzava a continuare la sua istoria, o meglio a riprenderla dal principio per mettermi al corrente — ero giunto all’improvviso — l’uomo così proseguì:

— Sì, signore, io posseggo una bottega non lungi da qui... Gli affari sono abbastanza calmi pel momento, è appena se il mio mestiere mi dà da vivere. Per diminuire le mie spese, ho ridotto il mio personale e non impiego ora che un uomo soltanto. E lo presi perfino a metà salario. Si presentò da sè e accettò le mie condizioni.

— Come si chiama il vostro commesso? interruppe Holmes.

— Vincenzo Spaulding. È molto intelligente e mi serve benissimo. Non gli conosco che un sol difetto: ama troppo la fotografia. Non passa giorno in cui non colga a volo dei tipi della strada per andare poi a sviluppare i suoi clichés in fondo alla mia cantina. Vi sta per delle ore intere.

— Ed è questa la sola persona che voi occupate?

— Sì, signore; una giovinetta di quindici anni viene inoltre ogni giorno per dar ordine alla nostra casa. Ci serve da cameriera e da cuoca. Viviamo così tutti tre semplicemente, uscendo pochissimo. Sono vedovo da molti anni e non ebbi mai figli. [p. 43 modifica]Il signor Jabes Wilson. [p. 44 modifica]

— Ora ritornando a questo famoso annuncio del Morning Post, annuncio dal quale deriva il vostro tormento, chi ve lo mostrò dunque, se, come voi dite, non leggete mai giornali?

— Fu Vincenzo che un mattino, or fa un mese e più, me lo pose sotto gli occhi. Mi spiegò che un originale, Elias Hopkins, aveva, or fa qualche anno, fondato una lega per la propagazione dei capelli rossi. L’individuo, era, pare, munito lui stesso di una criniera ardente e avea lasciato morendo una somma alquanto considerevole le cui rendite dovevano andare distribuite fra coloro che al par di lui avevano ricevuto dal cielo questo dono poco gradito.

Quell’annuncio, dunque, diceva che un posto era vacante; si offriva al nuovo titolare, la bella somma di 100 lire per settimana, per un lavoro derisorio. Vincenzo m’indusse vivamente a posare la mia candidatura.

E come gli facevo osservare che delle migliaia d’individui sedotti da quella offerta non mancherebbero di presentarsi, mi rispose che nessuno avrebbe potuto lottare con me. I miei capelli erano di un sì bel rosso, la mia situazione era tanto degna d’interesse che non potevo mancare di ottenere la preferenza.

Queste buone ragioni mi convinsero e, pensando che dopo tutto quel tentativo nulla mi costerebbe, gli ordinai di chiudere la bottega e di accompagnarmi all’indirizzo dato dal giornale.

A mezzodì ci ponemmo in cammino. In mia vita signore, non vidi spettacolo simile. Da tutti gli angoli della città, da tutti i punti della contea, chiunque possedeva un riflesso di rosso nei capelli era accorso verso Fleet-Stret. Ve n’erano di tutte le sfumature; dal giallo più delicato, al rosso più fiammeggiante! La strada pareva carica di una cascata di aranci!

Giammai avrei creduto avere tanti cengeneri! Quella vista mi scoraggiò. Non avevo alcuna [p. 45 modifica]Si offre un posto di 100 Lire. [p. 46 modifica]speranza di riescita, e avrei abbandonata la lotta se Vincenzo non mi avesse fatto vergognare dei miei scrupoli. La coda era lunga dinanzi la porta dell’ufficio, ma il mio impiegato fece tanto bene, adoperò magnificamente i suoi gomiti, dando spinte qua e là, calpestando dei piedi, che in breve ci trovammo nella prima fila. E venne il nostro turno di essere introdotti.

Il locale ove entrammo era sommariamente ammobigliato; qualche sedile di legno, un gran tavolo nero, dietro cui stava seduto un ometto vestito di bigio, coi capelli più rossi ancora dei miei. Quando un candidato si presentava, egli esaminava rapidamente: prendeva delle annotazioni e lo congedava, trovandolo inaccettabile. Quando giunsi, egli si fece più conciliante; mi scoprii il capo e il suo viso parve calmarsi.

— È il signor Jabes Wilson, disse il mio impiegato, nominandomi.

— Meraviglioso! esclamò quell’ometto. Meraviglioso! Ecco appunto la tinta che noi cercavamo! Ben di rado ne vidi una di simile.

Mi fece sedere, alzarmi, camminare, mi esaminò in tutti i versi dichiarandosi soddisfatto. Poi di repente, mi prese il capo fra le mani e per un buon minuto mi stropicciò con forza.

— Mi scuserete, disse, ma spesse volte fummo ingannati e il dover mio fu di assicurarmi prima di tutto se la vostra tinta è naturale, e se non portate parrucca. Ma tutto va bene, e non abbiamo frode alcuna a temere.

Andò allora alla finestra, la spalancò, e gridò al popolo raccolto nella via che il concorso era chiuso, perchè il candidato era stato scelto.

Mi disse chiamarsi Duncan Ross, essere segretario della lega dei Rouquins, e il riconoscente obbligato del nostro benefattore comune Elias Hopkins. Poi mi domandò se avevo figli. E siccome risposi negativamente, il volto gli si offuscò. [p. 47 modifica]Meraviglioso! Meravigliso! esclamò l'omiciattolo. [p. 48 modifica] Era quella, pareva, una clausola formale della costituzione dovendo i membri della lega, nella misura delle loro forze contribuire alla propaganda del rosso, e all’aumento della specie.

Ma soggiunse che, veduta la rarità della mia tinta, un'eccezione sarebbe fatta per me. «Le ore di presenza, egli continuò, sono dalle 10 alle 2, la pensione di 400 lire al mese, e il lavoro puramente nominale. Si trattava semplicemente, durante il tempo stabilito, di copiare gli articoli dell’Enciclopedia Britannica. Dovevo fornirmi io stesso di carta e penne. Siccome accondiscendevo a queste condizioni mi fece osservare che la menoma irregolarità potea essermi di grande pregiudizio; non dovevo mancare sotto verun pretesto, malattia, affari, od altro, non dovevo lasciare durante quelle quattro ore l’ufficio che mi veniva assegnato, non fosse che per un istante.

Tutto ciò mi conveniva a meraviglia, non lavoravo che dopo mezzodi; nulla m’impediva quindi di venire ogni giorno a copiare l'Enciclopedia; del resto Vincenzo mi prometteva di rimpiazzarmi del suo meglio.

Sul momento gli aumentai leggermente il salario.

Quindi lasciai il signor Duncan Ross. Dovevo entrare in funzioni subito il domani.

Ritornato a casa mi presi a riflettere.

Solo, ora mi chiedevo se tutto ciò non era una curiosa mistificazione, e se non ero lo zimbello di qualche maligno buontempone.

Ma Vincenzo, una volta ancora mi rassicurò, e fiducioso me ne ritornai il dì seguente a Pape’s Court.

Ero aspettato. Il signor Duncan stesso mi fece sedere in un buon seggiolone, dinanzi un largo tavolo, m’indicò il mio lavoro, aprì l’Enciclopedia, pregandomi d’incominciare alla lettera A. E bravamente mi posi a copiare. [p. 49 modifica] A più riprese il piccolo uomo venne a vedere se mi trovavo sempre al mio posto.

Potea esser tranquillo io non mi muovevo.

Alle due, egli mi annunciò che potevo ritirarmi, ed uscì con me.

Ritornai l'indomani, indi il dopo domani, tutta la settimana.

Ora copiavo più presto. Venivo pagato regolarmente con delle belle lire d’oro.