Le Ricordanze (Rapisardi 1894)/Parte seconda/Alle lucciole

Parte seconda - Alle lucciole

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ALLE LUCCIOLE





O tremuli, viventi
     Atomi luminosi,
     Che pe’ cheti riposi
     Delle notti silenti,
     Movete in fra le siepi
     Degli orti e dei presépi;

O lucciole errabonde
     Che mi girate intorno,
     Da queste, ov’io soggiorno,
     Dell’Arno ospiti sponde,
     A lei la mente io giro,
     Che un dì fu il mio sospiro.

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Con infantil costume
     Pe’ taciti viali
     Ella seguiavi, e l’ali
     V’invidiava e il lume,
     Che non diè il fato rio
     A noi simili a Dio.

Pel verdeggiante piano
     Noi vagavam col vento,
     Angioli d’un momento,
     Tenendoci per mano;
     E gl’istanti fugaci
     Numeravam coi baci.

Tutto or passò! Le infide
     Gioje annerì l’oblio;
     E forse, al nome mio
     Pensando, ella sorride;
     Sorride, ed io frattanto
     Sogno d’un’altra accanto:

D’una, c’ha neri e belli
     Tutti amor gli occhi, ed una
     Sera mi diè la bruna
     Ciocca dei suoi capelli;
     D’una che ancor può darmi
     Le illusioni e i carmi.

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Io di lusinghe aurata
     Non tesserò catena
     A quella sua serena
     Anima innamorata,
     Chè poveretto e lasso
     Sovra la terra io passo.

Che val? Com’ape o uccello
     Che va di ramo in fiore,
     Passa su noi l’amore,
     Che, perchè ha l’ali, è bello;
     Ha l’ali e il miel raccoglie
     Delle più dolci foglie.

Ma questa ora fiorita
     Che sopra il cor mi vola,
     Questa ricchezza sola
     Dar posso a la sua vita:
     Fulgor d’oro e di tede
     Altri le dia, se il chiede.

Quest’ora è mia; m’accende
     Amor l’alma, e vivo;
     Siccome il fuggitivo
     Foco che in voi risplende,
     Quest’ora è il mio tesoro,
     O lucciolette d’oro.

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Qualor pensoso al tardo
     Raggio degli astri incerti,
     Fra questi olmi deserti
     Al vostro lume io guardo,
     Al bujo orrido, immenso
     E a nostra sorte io penso.

Chi sa? Forse dell’erbe,
     A cui movete in giro,
     Far credete un empiro,
     O picciole superbe,
     Spaziando inclite e belle
     Ad emular le stelle.

Chi sa? Simili a voi
     Forse non siam? Non siamo
     Tutti, gorilla o Adamo,
     Codarde anime o eroi,
     Fuggevoli faville,
     Che morte spegne a mille?

Come iridate bolle,
     Che dal veron sublime
     Il fanciullino esprime,
     Tal noi su queste zolle
     Lancia per suo trastullo
     Dio, l’eterno fanciullo.
     

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Lieti del fatuo raggio
     Ch’abbiamo entro al pensiero,
     Pel mare ampio del vero
     Crediam muover viaggio,
     Ma ognun s’agita e culla
     Nel mar del proprio nulla.

O lucciolette, io, quando
     Siccome gemme alate
     Pel bruno aer volate,
     All’esser mio pensando
     E al baglior vostro infido,
     Pianger vorrei, ma rido.